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Un premio nel nome di Angelo Frammartino

Di Anna Foti il . Calabria

“Bisogna imparare ad amare daccapo, bisogna tornare ad amare ogni giorno”. Parole di pace e di speranza, queste che hanno viaggiato da un luogo, dove sembrano trionfare violenza, guerra, intolleranza, raggiungendo l’Italia tramite una mail.

L’ultima scritta nell’agosto del 2006 dal giovane Angelo Frammartino, il volontario italiano accoltellato due anni fa a Gerusalemme e ricordato in occasione del Tarantella Power svoltosi a Caulonia dal sindaco Piero Campisi. Un testamento di amore per la vita, quello raccolto da quanti, tanti, si strinsero allora come adesso attorno ai genitori, Michelangelo e Silvana Frammartino originari della cittadina calabrese di Caulonia, ai giovani compagni partiti per offrire, insieme a lui, un contributo fattivo di solidarietà in una situazione di conflitto e tornati poi in Italia con fardello sul cuore.

La morte di Angelo, ragazzo che amava la vita, si spendeva per gli altri, definito soldato di pace. Residente a Monterotondo in provincia di Roma, Angelo era studente universitario a Roma, nipote di Nicola Frammartino, già sindaco di Caulonia, militante nel partito di Rifondazione Comunista, nelle sue lettere dal Medioriente parlava di non violenza in un clima di guerra, seminava la speranza tra le macerie. Confidava il malessere e l’inquietudine di una coscienza che più scava in questo tempo, fatto di ingiustizie e assurdità, più si affatica e, resistendo vigile, trova in un sogno di pace concime per continuare a coltivare la speranza.

Nel suo ricordo, in questi due anni, sono nate l’associazione “Amici di Angelo” e la fondazione (www.angeloframmartino.org) attive nella promozione dei temi della solidarietà internazionale, della pace e della legalità. Istituiti in diverse Università italiane borse di studio intitolate alla sua memoria e un premio “Angelo Frammartino 2008 – “Pace è… legalità” dedicato quest’anno alla figura di Pio La Torre che, personalità politica ispirata nel suo impegno ai valori di pace, legalità e giustizia sociale.

Il Premio è stato conferito il 12 agosto scorso a Deborah Cartisano figlia di Lollò Cartisano, fotografo di Bovalino sequestrato e ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1993, e a Stefania Grasso figlia di Vincenzo Grasso, commerciante di Locri ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1989 per avere denunciato una richiesta estorsiva. Piccole gocce di dolore che riscoprono consolazione e speranza, unendosi attorno al ricordo sempre ridente di Angelo, definito dall’amico Alessandro Zattini piccolo messaggero di amore e grande portatore di pace.

Piccole gocce indispensabili che alimentano un fiume in continuo scorrimento. Un messaggio di speranza che si rinnova nonostante il tremendo senso di perdita, nonostante lo strazio infinito di un volo interrotto per sempre. Ma quel volo non smette di perdere il proprio senso, anche se la cieca violenza ne ha impedito il pieno compimento.

I suoi amici sanno di poterlo incontrare sempre, purchè non rinuncino e non si arrendano. Fu sempre Alessandro Zattini a rivolgere ad Angelo parole che, ancora oggi, non risuonano come un addio: ”Hai presente, dolce rosa d’estate, il cielo terso dopo la pioggia, quel senso di profonda dispersione che provo guardando in alto, perché divengo improvvisamente consapevole delle mie piccolezze e dei miei limiti di persona? Come posso oggi dirti che se li alzo ancora quegli stessi occhi tra il velo delle lacrime e delle nuvole candide vedo il tuo sorriso, sento le tue parole, ed ho solamente voglia di aspettarti e di lasciarmi travolgere dal fiume in piena delle tue emozioni?”.

da strill.it

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