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Mafia, Caruso striglia i politici

Di Alessandra Ziniti* il . Dai territori, Sicilia

Resterà a Palermo fino all´ultimo giorno possibile. Lunedì mattina sarà già questore di Roma ma domani sera all´esordio del nuovo Palermo alla Favorita contro il Ravenna non ci rinuncia. E d´altra parte quella di avere una delle tifoserie più corrette e uno degli stadi meglio gestiti d´Italia è uno dei suoi fiori all´occhiello.

Certo, nella storia della polizia, Giuseppe Caruso sarà ricordato per ben altro. È suo il record delle catture di superlatitanti di Cosa nostra, da Bernardo Provenzano a Totuccio Lo Piccolo. Due colpi che, insieme ad una lunga serie di operazioni della squadra mobile, da “Grande Mandamento” a “Gotha” fino ai vari tronconi di “Addiopizzo”, hanno dato colpi senza precedenti all´organizzazione mafiosa azzerandone i vertici ma portando in carcere anche gregari e manovalanza.
«Dal punto di vista mediatico – ha detto ieri Caruso facendo un bilancio dei suoi tre anni e nove mesi alla guida della questura di Palermo – il più grande successo è stato certamente la cattura di Bernardo Provenzano, dopo 43 anni di latitanza. Ma dal punto di vista investigativo mi ha quasi dato più soddisfazione l´irruzione nel covo del boss Totuccio Lo Piccolo, che ci era sfuggito per un soffio qualche mese prima. È stato come giocare al gatto con il topo. Quando abbiamo arrestato Francesco Franzese nell´agosto dell´anno scorso in una villa a Partanna Mondello, eravamo convinti di trovare Lo Piccolo. Da quel momento c´è stata una grande tensione nervosa fino a quando abbiamo trovato il covo. È stata una grande soddisfazione».
Successi che ancora ieri Caruso ha voluto dividere con tutti i funzionari e gli investigatori della squadra mobile, spiegando così quella che ha definito la sua mossa vincente. «Quando sono arrivato a Palermo ho trovato fratture e incomprensioni e ho capito che c´era qualche ingranaggio che andava oleato. La prima cosa che ho fatto è stata quella di creare un nucleo specializzato, collocandolo però in una struttura diversa dalla squadra mobile. E i risultati sono arrivati grazie al lavoro di tutti».

Ma la cosa che più di tutte sembra aver dato soddisfazione a Caruso è la risposta di imprenditori e commercianti che, faticosamente e seppure in numero ancora limitato, dopo l´arresto dei Lo Piccolo, hanno finito con il rispondere ai suoi appelli alla collaborazione. «Quella che si è realizzata a Palermo sul fronte della lotta al racket può essere definita una svolta epocale. Fino a qualche anno fa i commercianti e gli imprenditori che erano disposti a denunciare si potevano contare sulle dita di una mano, oggi sono diverse decine. Un numero rilevante che segnala un´inversione di tendenza». Ai cittadini, alla cosiddetta società civile, al mondo delle associazioni va il plauso del questore che invece non ha risparmiato qualche critica a politici ed amministratori: «Quello che oggi possiamo dire è che lasciamo una Palermo sicuramente migliore. Purtroppo c´è ancora una stasi politico-amministrativa che deve essere rimossa. Alcune istituzioni hanno marciato velocemente, altre sono andate a rilento. Bisogna invece viaggiare tutti alla stessa velocità, altrimenti si rischia di tornare indietro. Ci sono politici che hanno mani e piedi legati: devono avere coraggio e agire in assoluta libertà».

Al nuovo questore che si insedierà lunedi, Alessandro Marangoni, Caruso ha un avvertimento da dare: «Sotto il profilo del contrasto alla criminalità l´emergenza forse è stata superata. Gestire la normalità adesso è paradossalmente più difficile». L´ultimo appello del questore che si definisce palermitano d´adozione è per i palermitani:» Rivolgo un invito a tutti i cittadini onesti, che sono la stragrande maggioranza, a considerarsi protagonisti della lotta alla criminalità.

*Fonte: Repubblica_Palermo

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