“Caro estorsore”… Palermo è cambiata
“Non vogliamo più che il cammino degli uomini onesti sia percorso da solitari eroi ma vi vogliamo partecipare rivendicando il diritto a una normale convivenza democratica. Riguardo al pizzo, l’esperienza sul campo ci insegna che questa si costruisce sulla base di una scelta chiara e netta. È la scelta delle denunce, delle denunce collettive e dell’associazionismo antiracket”. Così scrivono in una lettera aperta, pubblicata dal Giornale di Sicilia, i ragazzi del Comitato Addiopizzo che insieme all’associazione Libero Futuro e dalla Federazione associazioni antiracket italiane (Fai) hanno ricordato ieri a Palermo l’imprenditore Libero Grassi ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991. Diciassette anni dopo quella prima lettera inviata dall’ imprenditore palermitano nella quale disse a chiare lettere di “non dividere le sue scelte con quelle dei mafiosi”, il quotidiano siciliano ospita altre parole di resistenza, ribellione, partecipazione. Sono quelle del comitato Addiopizzo che, come ripete spesso anche Pina Maisano Grassi, è figlio diretto di quella morte, tangibile risposta dei giovani palermitani di fronte allo scempio quotidiano fatto da Cosa nostra alla Palermo della politica, dell’economia, della convivenza civile e democratica. Insieme alla nascita di Libero Futuro e al sostegno della Fai, alle nuove prese di posizione degli industriali siciliani e del presidente di Confindustria Ivanhoe Lo Bello, le numerose operazioni degli organi di polizia (ultima proprio l’operazione Addiopizzo che ha portato in carcere numerosi mafiosi), commercianti e imprenditori palermitani oggi sono maggiormente liberi di scegliere da che parte stare.
Ieri, in via Alfieri 9, sul luogo dell’agguato, commercianti e imprenditori palermitani si sono riuniti come ogni anno per esporre un manifesto che ricorda il coraggio di Libero Grassi. Proprio davanti a quel manifesto Pina Maisano Grassi, vedova dell’imprenditore, ha dichiarato “la giornata di oggi mi commuove. I fiori che i ragazzi di Addiopizzo e la gente comune hanno sistemato sul luogo dell’omicidio mi hanno emozionata. Palermo e’ cambiata e purtroppo c’e’ voluto il sacrificio di Libero e di altri come lui per ottenere quei successi che oggi ben conosciamo”. Questa mattina, come accadde soltanto nei primi due anni successivi all’agguato, centinaia di persone hanno affollato la via Vittorio Alfieri. Per alcuni anni la cerimonia si era ridotta ad una sorta di “passerella”, ma stamane la partecipazione della gente, dei ragazzi di Addiopizzo e degli altri movimenti Antiracket hanno riproposto il tema della “novita’”, un cambiamento sul fronte dell’antiracket a Palermo. “Ne e’ passata di acqua sotto i ponti – ha concluso infine Pina Maisano – e tutte le associazioni antiracket e ai giovani che hanno voglia di allontanare la mafia da una certa cultura siciliana mi fanno ben sperare per il futuro. Malgrado tutto, io sono ottimista”.
Palermo è cambiata. Lo ripete anche Giosué Marino, il commissario nazionale antiracket, all’incontro tenutosi nella sede dell’associazione antiracket Libero Futuro subito dopo la commemorazione di via Alfieri. Si guarda indietro ai chilometri percorsi da quell’omicidio sino ad oggi e soprattutto si tracciano i prossimi da intraprendere. “Ci sono denunce in misura significativa e c’è una grande capacità di mobilitazione che prende le mosse dall’iniziativa di ‘Addiopizzo’ ha dichiarato il commissario e il Governo si sta muovendo affinché la denuncia dell’estorsione diventi un obbligo. Bisogna prevedere una norma che lo disciplini in maniera puntuale e si ragiona su come fare”. Niente di nuovo, lo chiede da alcuni anni il presidente della Fai, Tano Grasso; l’obbligo della denuncia da parte delle vittime del racket può diventare un ulteriore incentivo verso la liberazione dal pizzo, storico e capillare strumento di controllo del territorio da parte delle mafie.
Palermo è cambiata. Grazie anche all’impegno delle forze dell’ordine: ci sono stati gli arresti eccellenti del mandamento dei Lo Piccolo, e la pubblicazione di nomi e cognomi, più o meno di prestigio della Palermo imprenditoriale dal pizzo silenzioso nel libro Mastro della “famiglia”. Il livello di allerta nel capoluogo rimane alto, il controllo, anche con le videocamere, è capillare. Poi la società e le sue scelte, il lavoro dei ragazzi del Comitato Addiopizzo e la promozione del Consumo Critico, le campagne di sensibilizzazione, il lavoro nelle scuole, la presenza accanto ai commercianti anche nelle aule del tribunale.
Palermo è cambita. C’è il coraggio della denuncia che consente altri arresti il riconoscimento, i processi ma serve il coraggio della politica. Della classe politica palermitana, in primis. Lo chiede il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, presente alla commemorazione, dichiara “l’impegno della politica nella lotta alla mafia ancora non è completo, perché ritengo che ancora oggi una parte del voto non è libero”; lo denunciano i ragazzi di Addiopizzo: “il nostro principale impegno resta essere accanto a chi vuole denunciare per smettere di pagare per sempre, dalla strada sin dentro le aule di tribunale, dove speriamo presto di incontrare il Sindaco, presente in nome di tutta città come parte civile, faccia a faccia con i mafiosi, come cominciano a fare i commercianti e le associazioni che li rappresentano. Finora il Comune di Palermo non si è mai costituito contro estortori e mafiosi. Potrebbe cominciare con il maxi processo nato dalle operazioni “Addio pizzo 1,2,3 e 4” contro 70 imputati.
Lo conferma infine nella sua ultima intervista (rilasciata al quotidiano Repubblica) da questore di Palermo anche Giuseppe Caruso, che ha commentato “purtroppo c´è ancora una stasi politico-amministrativa che deve essere rimossa. Alcune istituzioni hanno marciato velocemente, altre sono andate a rilento. Bisogna invece viaggiare tutti alla stessa velocità, altrimenti si rischia di tornare indietro. Ci sono politici che hanno mani e piedi legati: devono avere coraggio e agire in assoluta libertà […].Sotto il profilo del contrasto alla criminalità l´emergenza forse è stata superata. Gestire la normalità adesso è paradossalmente più difficile”.
Palermo è cambiata. Pare stia scegliendo come Libero Grassi “di non dividere le sue scelte con la mafia”. Diciassette anni dopo, da Palermo, caro estorsore, questa è la notizia.
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