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La rassegna stampa (18-25 luglio)

Di Stefano Fantino il . Rassegne

Martedì sera l’Ansa batte l’agenzia dell’arresto di una ventina di persone nella piana di Gioia Tauro, affiliati alle cosche Piromalli e Molè:

(ANSA) – GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA), 22 LUG – Eseguiti dai Cc del Ros e dalla squadra mobile di Reggio Calabria una ventina di fermi nella zona di Gioia Tauro. E’ stato cosi’ decapitato il nucleo di comando delle cosche Piromalli e Mole’.Le ipotesi di reato: associazione mafiosa, estorsioni, omicidio, l’ultimo quello commesso ai danni di Rocco Mole’, fratello di Domenico e, soprattutto, di Girolamo, testa pensante di quello che viene identificato come il troncone scissionista della casa madre, appunto i Piromalli.

Fermi importanti che vedono arrestati anche degli imprenditori e dei professionisti che prestavano i loro servigi alle cosche per mettere le mani sugli importanti finanziamenti che si riverseranno nei prossimi anni sul porto di Gioia. Affari per centinai di milioni di euro. Secondo le indagini i professionisti e gli imprenditori avrebbero dovuto inserirsi nelle attività del porto per conto dei Molè-Piromalli che sarebbero così entrati in possesso di parte dei finanziamenti. Un’azienda operante nel porto, la All Service, è stata sequestrata a causa di accertate infiltrazioni mafiose. Ma i fermi operati su mandato della Dda, emessi d’urgenza, per «il conclamato pericolo di fuga di alcuni indagati» si inserisce nella storia recente di un clan, potente, ma sulla via della scissione («Gioia Tauro, decapitate le cosche Piromalli-Molè» su Avvenire). Dalle indagini della magistratura inquirente emerge una frattura tra i componenti della cosca, tra i Piromalli e i Molè, soprattutto dopo la morte a febbraio di Rocco Molè e il sospetto che la ”rivalità montante” tra Piromalli e Molé sia in realtà da intendersi come un soprendente divorzio, coi Molé “sostituiti” dalla cosca sinopolese Alvaro nel ticket criminoso. In tal senso i fermi hanno anche valore di tutela per eventuali ritorsioni interne in risposta alla uccisione di Molè avvenuta ormai cinque mesi fa. (leggi su Quotidiano della Calabria e Gazzetta del Sud del 23 luglio, e su Avvenire e Corriere della Sera del 24 luglio).

Sabato scorso, intanto, a Rocca di Neto, nel crotonese un agguato ha ucciso il trentaduenne Gaetano Benincasa, incensurato, all’uscita di un bar (Avvenire, 20 luglio). Sempre nei giorni scorsi, in Calabria, una maxi operazione antidroga ha stroncato una rete di spacciatori nella Locride (leggi su Il Quotidiano del 23 luglio) e a Reggio, il tenente colonnello Giardina, sentito come Teste in tribunale, ha ricostruito la cattura di Pasquale Condello, detto il Supremo, capo della ‘ndrangheta reggina (leggi su Gazzetta del Sud del 21 luglio). I casalesi volevano la Lazio. Una operazione di Digos e Guardia di Finanza ha portato all’arresto di sette persone. Un modo per riciclare il denaro proveniente da attività illecite e immettere nella scalata al club capitolino di calcio. Coinvolto nell’operazione anche l’ex calciatore Giorgio Chinaglia, uno dei tre latitanti tra le persone per cui è stata operata la disposizione di custodia cautelare (leggi su Avvenire, Corriere e Il Mattino del 23 luglio).

Intanto in Sicilia una operazionen denominata Case basse ha permesso di condurre in manette 28 persone. A loro disposizione un’arsenale, estorsioni e traffico di droga per finanziarsi. La mafia emergente nel messinese (leggi su la Gazzetta del Sud del 19 luglio,  12, e del 20 luglio, 1). Nel Napoletano, invece, alcuni pentiti rivelano il racket imposto dal clan Licciardi su alcuni marchi che per presenziare sul mercato pagano tangenti alla Camorra (leggi sul Mattino del 20 luglio). Il pentitismo alla base di numerose rivelazioni è oggetto di uno speciale, un focus di approfondimento del Corriere della Sera, uscito il 22 luglio (leggi): più camorra che mafia tra i nuovi pentiti, 785 collaboratori, in aumento le richiesta di protezione.

Dopo la commemorazione della strage di via D’Amelio, numerose dichiarazione del guardiasigilli sull’inasprimento del 41bis, poi entrato nel decreto sicurezza (leggi su Unità, Corriere della Sera, Avvenire 123, Il Mattino e Gazzetta del Sud del 20 luglio) anche se permangono delle polemiche e lo scontro sulla giustizia incassa anche il “Resisteremo” dei giudici antimafia (Unità 20 luglio).

Sul versante giustizia grande eco per la scarcerazione, causa grave stato di salute, di Bruno Contrada, condannato per associazione mafiosa e ora ai domiciliari dopo aver perso 22 chili di peso (leggi su Gazzetta Del sud, Mattino 12, Avvenire, Liberazione, Unità e Corriere della Sera).

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