Come un puzzle che lentamente si compone continuano le operazioni antimafia della Dia che coinvolgono territori un tempo definiti “neutri”. Dopo la Naos del febbraio scorso, un’altra operazione della Direzione nazionale Antimafia tocca l’Umbria. Terra di soggiorni obbligati, di insospettabili prestanome, di smistamenti e riciclaggio, il cuore verde dell’Italia si sveglia ancora sotto le cronache giudiziarie ormai non più tanto inaspettate, quelle che parlano di mafia, questa volta targata Cosa nostra.
La Direzione investigativa antimafia di Palermo, in collaborazione con i carabinieri del nucleo investigativo di Terni, ha sequestrato ieri a Terni ed Acquasparta attività commerciali e beni immobili, intestati a prestanome e fiancheggiatori della cosca mafiosa palermitana di San Lorenzo – Resuttana, per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro. Dopo le dichiarazioni dei pentiti del clan Lo Piccolo sugli investimenti post sisma in Umbria da parte di un imprenditore legato al clan, sono ancora gli affari della famiglia di S. Lorenzo a occupare il mercato legale dell’economia umbra. A Terni infatti, sono stati sono stati sequestrati un magazzino, un supermercato ed un negozio di abbigliamento ed accessori. Ad Acquasparta due appartamenti ed un magazzino, nella vicina Narni un ristorante.
Secondo la Dia questi beni sarebbero stati intestati fittiziamente ad un imprenditore palermitano, residente a Terni, parente dell’esponente di Cosa nostra Salvatore Lo Piccolo. L’indagine sarebbe in corso dal novembre del 2005 quando gli inquirenti hanno posto sotto controllo e accertato i rapporti tra un pregiudicato ternano, l’imprenditore palermitano ed altri pregiudicati in varie città italiane. Gli inquirenti hanno individuato così un sodalizio criminoso composto da diverse persone originarie di Terni, Verona, Palermo e Roma.
La consorteria mafiosa era dedita anche al riciclaggio di denaro sporco proveniente da Palermo, San Lorenzo e Resuttana, riconducibile ad affiliati a Cosa Nostra. Questo denaro era stato utilizzato per acquistare le attività commerciali e gli immobili sequestrati durante l’operazione. Solo oggi si viene a conoscenza anche di altro. Già nel febbraio scorso infatti 15 però persone erano state denunciate per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e alla commissione di reati contro il patrimonio, truffe e appropriazione indebita.
Alcuni di loro (due di Terni, gli altri di Roma, Verona e Palermo) sono stati arrestati da tempo ma la notizia è rimasta riservata sino ad oggi, consentendo agli inquirenti di lavorare nel massimo riserbo fino al maxisequestro avvenuto non solo nel ternano ma anche in Sicilia, dove sono stati sequestrati altri beni della mafia per circa 500 mila euro.
E’ un altro duro colpo al clan Lo Piccolo e a Cosa nostra in Sicilia, ma è soprattutto un’ altra pedina importante che consente di ricostruire il percorso e le nuove rotte che le mafie hanno disegnato per i loro affari illeciti nello stivale. Dentro, ancora una volta, l’ Umbria da alcuni anni meta privilegiata di investimenti “sicuri” per le mafie italiane e straniere.