Rassegna stampa (26 luglio – 1 agosto 2008)
“Caro negoziante ti faccio sapere che entro fine mese ci vuole 30mila euro se vuoi che la tua attività vada avanti e se non vuoi che il tuo negozio faccia una botta”. Così recita uno dei pizzini del clan Tamburella, di Messina. Sono avvertimenti battuti a macchina, sgrammaticati (con richieste dai 20mila euro ai 50mila) fatti pervenire dagli uomini del clan a commercianti e imprenditori della città dello stretto. Eppure in provincia si fa fatica a prendere atto della reale situazione in cui versa la città e gli oltre cento comuni che compongono la provincia. Le armi non sparano più come negli anni ’90 ma il fenomeno è ormai interno al tessuto sociale e istituzionale. Armi che invece hanno ripreso a sparare con continuità e decisione in Calabria, terra ancora martoriata da omicidi interni al clan Piromalli – Molè. Per una fetta di Calabria che vive sotto il controllo soffocante delle mafie ce n’è un’altra che ha scelto di stare dall’altra parte. A Gioiosa Jonica l’associazione daSud e Libera hanno organizzato una “Lunga Marcia della memoria” partita da Reggio Calabria e culminata proprio a Gioiosa. Dibattiti, incontri, testimonianze, memoria (molti i familiari di vittime di mafie presenti) per ricordare storie di “ordinaria resistenza” . Le stesse che accomunano lo stivale intero in un’ unica battaglia. Nelle settimane estive, l’informazione forse la racconterà a singhiozzo, fra un servizio di colore e un altro, ma questa continuerà, senza sconti. Dai campi di lavoro sui beni confiscati con i ragazzi provenienti anche dall’estero sino agli incontri e dibattiti pubblici nei singoli paesi delle tante province italiane. L’antimafia sociale non va in vacanza.
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