Trapani, una procura che si svuota, mafiosi e complici ringraziano
Tre
magistrati sono andati già via dalla Procura di Trapani, i pubblici
ministeri Luciano Di Transo, Marco Gaeta, Elisa Pazè, un altro è in
procinto di farlo, il sostituto procuratore Delia Boschetto, c’è
poi l’ufficio lasciato da un altro magistrato ancora, Alessandra
Converso, che dopo un lungo periodo di astensione obbligatoria per
maternità, anche lei sarà presto destinataria di trasferimento.
Cinque poltrone, dunque, in totale, dell’ufficio inquirente
trapanese che sono destinate a liberarsi ma a restare vuote.
E altre
se ne renderanno disponibili allo stesso modo, altri pm sono in
procinto di chiedere trasferimento per avvicinarsi ai rispettivi
luoghi di origine, ma non ci sono certezze sulle nuove nomine. E alla
fine si deve prendere atto che quando la lotta alla criminalità di
qualsiasi genere si dice e si chiede, e si promette anche, dovrebbe
farsi più incisiva si scopre invece che lo Stato di fatto è
disarmato. E lo ha fatto da se stesso. Come è successo già altre
volte, sempre a Trapani, quando ad un certo punto, tra il 2001 ed il
2003, quando la lotta alla mafia poteva essere accelerata, a seguito
della cattura del capo mafia Vincenzo Virga, che era stato latitante
per sette anni, riuscendo a tenere le fila dei collegamenti tra
mafia, impresa e politica, essa ha conosciuto una fase di stallo, con
il tentativo di trasferire investigatori di punta, mettendo in dubbio
la capacità di alcuni inquirenti, facendo trasferire un prefetto.
Il
caso Trapani di recente è finito sotto esame da parte della Giunta
nazionale dell’associazione magistrati. La Procura di Trapani è
tra quelle cosiddette di frontiera del meridione d’Italia,
accomunate tutte da un futuro per niente allegro: secondo le
previsioni, ritenute attendibili, fatte dall’Anm, si tratta di
uffici giudiziari che verranno svuotati nel giro di poco tempo per le
modifiche all’ordinamento giudiziario. La previsione non è a lungo
termine, ma si sta già realizzando. A Trapani per i posti vuoti
nell’organico della Procura non ci sono magistrati in arrivo. Il
nuovo concorso non potrà portare nuovi pm, e al Csm, dopo la
pubblicazione dei bollettini che indicano la disponibilità dei
posti, non ci sono domande presentate da giudici o pm che chiedano di
essere assegnati a Trapani.
Il
guaio è serio, sempre a secondo da che punto di vista lo si guardi,
le nuove norme dell’ordinamento giudiziario impediscono la nomina
nelle procure degli “uditori”, i vincitori di concorso appena
nominati possono andare solo nei Tribunali, come accadrà a partire
dal concorso appena concluso, per accedere alle procure i giudici
dovranno avere 4 anni di anzianità, e non potrà più accadere che
un giudice transiti nei ruoli del pm, cambiando ufficio restando
nello stesso Palazzo di Giustizia, un giudice nominato pm deve
cambiare distretto se non addirittura regione. In questi anni sono
stati gli uditori, li chiamavano “giudici ragazzini”, a riempire
gli organici delle Procura di frontiera, quelle dove più da vicino
si è combattuto e si è dato contrasto al crimine organizzato e
mafioso. Giudici e pm che sono cresciuti, si sono forgiati, alcuni
hanno poi ottenuto e chiesto trasferimento, altri sono rimasti.
Ma se
le nuove norme di oggi fossero state sempre in vigore, pm, come il
trapanese Andrea Tarondo, a Trapani forse non sarebbero mai arrivati.
Certamente altri non ne potranno arrivare.
“Un
problema drammatico – conferma proprio il sostituto procuratore
Andrea Tarondo – riguarda la Procura di Trapani come tutte le altre
Procure che operano nei territori dove esiste un’alta densità
mafiosa. Accadrà nel tempo, e non ce ne vorrà nemmeno molto, che
queste Procure si svuotino, non potrà esserci ricambio, saranno
contenitori senza che nessuno li occuperà. La modifica di questa
norma è urgente se non si vuole causare un pericoloso arretramento
dinanzi ad ogni forma di mafia”.
Il
periodo del tutto completo per l’organico della Procura di Trapani
non è dunque durato molto tempo. Tredici posti in organico dei quali
oggi occupati ne risultano occupato solo nove, ma non sarà ancora
così per molto ancora. Modifiche alle norme, ma non solo, rendono
difficile amministrare la giustizia. Non di poco conto è il problema
dei tagli alle spese, che sta investendo le forze dell’ordine come
la magistratura. Gli effetti anche in questo caso non sono tardati a
farsi vedere. Nelle settimane scorse c’è stata una pericolosa
assenza di carta in Procura che ha messo a rischio l’esecuzione di
alcune misure cautelati. Scorte esaurite e difficoltà a
rimpinguarle. Così come le auto di servizio dei magistrati. Un
poliziotto è finito anche in ospedale per avere respirato gas di
scarico finiti nell’abitacolo, e non sempre le blindate sono in
grado di viaggiare.
In
questo modo si combatte la mafia e i suoi complici. Solo che dalle
armi spuntate messe a disposizione adesso si rischia di non trovare
nemmeno chi quelle armi, anche malfatte, deve impugnare.
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