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Ho denunciato gli esattori del clan ma lo Stato mi ha abbandonato

Di Raffaele Sardo* il . Campania, Dai territori

Pietro Russo è uno degli imprenditori finito nel mirino del clan dei
Casalesi perché si era rifiutato di pagare il pizzo. E’ tra coloro che
hanno avuto il coraggio di denunciare gli estorsori. Nel 2006 ne sono
stati condannati dieci. Dopo la denuncia, Russo ha fondato insieme a
Tano Grasso, l’ Associazione antiracket «Santa Maria Capua Vetere per
la legalità» e vive sotto scorta. Ma anche per lui è arrivata la
ritorsione della camorra. Nella notte del 13 maggio gli hanno
incendiato la fabbrica di materassi a Santa Maria Capua Vetere, la
Hardflex. L’ hanno rasa al suolo. Un’ attività cominciata insieme al
fratello 22 anni fa. Lo Stato aveva promesso di fargli riprendere l’
attività in tempi rapidissimi. Un gesto simbolico per dimostrare che
chi sceglie la legalità non è abbandonato a se stesso, come Domenico
Noviello, poi ucciso dai killer. Ma dopo due mesi dalla distruzione
della fabbrica, Russo non ha ancora visto un soldo. Lei, Pietro Russo,
ha paura dei clan? La camorra continua ad ammazzare chi la contrasta. I
familiari dei pentiti e gli imprenditori che osano sfidarli. «Non ho
paura. Anche se avere paura è legittimo. Capisco coloro che in questa
situazione scelgono il silenzio, perché da un lato ci sono i proclami
sulla stampa su una presunta blindatura del territorio, dall’ altro ci
ritroviamo continuamente con i morti ammazzati per strada. Allora ci
deve essere qualcosa che non funziona, perché i delinquenti continuano
a fare ciò che facevano prima». Si sente abbandonato dallo Stato?
«Spesso ho l’ impressione che qualcuno ci scambi per pratiche da
evadere. Mi hanno promesso un sostegno economico per riprendere l’
attività produttiva. Ma, sinora, se non avessi avuto qualche risparmio
da parte, non so come avrei fatto ad andare avanti, e con me anche i
miei cinque dipendenti. Se è dovuto un contributo, allora datemelo, ma
non voglio la carità». A quanto ammonta il danno subito? «A un milione
e 500 mila euro. Ho dovuto pagare i primi 60 mila euro per smaltire i
rifiuti speciali accumulati in seguito all’ incendio. E per fortuna che
non è andata distrutta la parte che si trova davanti al fabbricato.
Così ho affittato dei locali lì vicino e ho cercato di continuare l’
attività». Anche nell’ attività si sente più solo? «Sto andando avanti
grazie alla solidarietà dei privati. Perché tutte le commesse che avevo
prima le ho perse. Ci sono tantissimi cittadini che vengono da me a
comprare i materassi per solidarietà. Me lo dicono apertamente quando
vengono. Per fortuna esistono tante persone perbene, anche se dopo la
manifestazione di solidarietà avvenuta il 16 maggio avevo avuto il
timore di essere stato abbandonato al mio destino, perché c’ erano
poche persone» E i commercianti? «Anche da questo versante ci sono
sorprese positive. Ci sono state almeno dieci richieste nuove di
adesione all’ associazione antiracket. Un segnale importante,
nonostante l’ intensa attività intimidatoria della camorra».

*Apparso su Repubblica — 13 luglio 2008   pagina 5   sezione: NAPOLI

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