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Mafia: nasce osservatorio Fnsi sui cronisti sotto scorta

Ansa il . Progetti e iniziative

Nascera’ presso la Federazione Nazionale della Stampa un osservatorio permanente sui cronisti minacciati o che vivono sotto scorta per aver ricevuto minacce dalla mafia. Lo ha annunciato a Palermo il presidente della Fnsi, Roberto Natale, al convegno ”Mafia, intercettazioni, cronisti sotto scorta” organizzato dalla Fnsi, dal Centro studi Pio La Torre e dall’Ordine nazionale dei giornalisti, al quale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il neo presidente della FIEG, Carlo Malinconico, hanno inviato segnali di apprezzamento e di attenzione che sottolineano la novita’.

Sara’ un comitato di lavoro ad hoc, ha spiegato Natale, a seguire con continuita’ queste vicende confidando nella collaborazione degli organismi territoriali e regionali dei giornalisti (sindacato e Ordine professionale). Sotto osservazione sara’ posta anche la scarsa attenzione che i media e la politica riservano all’informazione sulla criminalita’ organizzata. Sara’ sviluppata una riflessione sul dovere di informare e sul modo di evitare che il cronista minacciato sia costretto, come a volte avviene, a proteggersi con l’auto-censura..

Nel corso del dibattito, aperto da Vito Lo Monaco (Centro Pio La Torre) e Gianni Puglisi (Fondazione Banco di Sicilia) sono stati esaminati i fattori che rendono il giornalista che segue le cronache della criminalita’ organizzata un bersaglio indifeso, come dimostra la cronaca quotidiana degli ultimi tempi. Franco Nicastro (Ordine Giornalisti Sicilia) ha lamentato il disinteresse delle strutture nazionali della categoria e una modalita’ di lavoro, indicata anche da Daniele Billitteri (presidente del sindacato siciliano dei giornalisti), in cui il giornalista non e’ piu’ un ricercatore di notizie e un mediatore, ma un mero confezionatore di notizie che riceve gia’ scelte e preparate da altri.

In Sicilia il problema dei cronisti sotto scorta, oggetto di intimidazioni riguarda vari cronisti, tra cui Lirio  Abbate dell’ANSA e Nino Amadore del Sole 24 ore. ”Mentre sappiamo tutto della prostata di Bernardo Provenzano – ha detto il Pm Gaetano Paci della Dda di Palermo – non si e’ fatta una analisi seria sul reale assetto di interessi che sta dietro Cosa nostra. Stiamo assistendo a una regressione culturale, alla morte del giornalismo d’inchiesta, per questo ci sono giornalisti minacciati”.
Angelo Agostini, direttore della rivista Problemi dell’informazione, ritiene che le cause siano altre: ”Se i media non fanno della mafia un punto centrale e’ perche’ la mafia non e’ piu’ una priorita’ della politica italiana. I media hanno perso la capacita’, che avevano conquistato, di proporre temi alla politica, perche’ sono troppo dipendenti da essa”.
E’ stato Alberto Spampinato, consigliere nazionale della Fnsi, a suggerire la creazione di un Osservatorio nazionale per tutelare i cronisti che si occupano di criminalita’, per avere una lettura unitaria dei loro problemi, per rendere questo lavoro piu’ sicuro e sottrarlo ai condizionamenti dei boss e dei potenti. Lirio
Abbate, cronista dell’ANSA, ha rilanciato: ”Occorrerebbe anche allontanare dalla professione i giornalisti collusi con Cosa nostra, come fa Confindustria con i propri iscritti che pagano il pizzo. Bisogna prendere queste decisioni senza aspettare che gli interessati siano condannati fino in Cassazione”.

Nino Amadore, cronista del Sole 24 Ore, autore di un libro sulla ”zona grigia delle collusioni” ha sottolineato che l’osservatorio sull’informazione dovrebbe dare una sponda soprattutto ai corrispondenti dai piccoli paesi, ai collaboratori ingiustamente pagati quattro o cinque euro a pezzo, che sono le vere antenne dei giornali sul territorio, quelli che lavorano in prima linea e tirano fuori le notizie piu’ scomode.

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