Rassegna stampa della settimana
Sino a qualche anno fa 41 bis significava
per i mafiosi una sola risposta: svuotarlo, ed in parte come denunciano molti
procuratori di Palermo, è stato purtroppo fatto. Oggi, il sistema giudiziario si è
spinto oltre.
E’ stato revocato il carcere duro, previsto appunto dal 41 bis,
per Nino Madonna, affiliato all’omonima famiglia palermitana di Cosa nostra e
killer spietato, detenuto nel carcere di Novara. Madonia deve scontare diversi
ergastoli soprattutto per il primo attentato al giudice Rocco Chinnici e il suo
agente di scorta, per la cosiddetta strage della circonvallazione in cui
vennero uccisi il boss catanese Ferito, tre carabinieri della scorta e
l’autista giudiziario, mandante inoltre dell’omicidio di Ninni Cassarà. La
lista dei delitti è lunga, troppo, perché qualsiasi giudice trovi “non
pericoloso” un detenuto di tale calibro. I pericoli sono ancora di più, in una
fase nella quale Cosa nostra è militarmente in difficoltà, sono quasi tutti in
carcere i componenti della “Commissione”, da Provenzano, a Riina a Lo Piccolo. Stessa revoca è stata concessa
ad un boss di Castellammare del Golfo, Nino Calabrò, anche lui uomo di punta di
Cosa nostra nel trapanese e anche frequentatore della loggia massonica Iside 2.
L’onorevole Beppe Lumia ha immediatamente chiesto un intervento del neo
ministro Angelino Alfano e il Ministro ha risposto che “arriveranno presto
modifiche legislative per stringere le maglie del 41 bis”. (L’Unità 10 luglio 2008, Il Mattino 3 luglio 2008, Corriere della Sera 8 luglio 2008, Gazzetta
del Sud 7 luglio 2008 , Avvenire 5 luglio 2008).
E’ da Bagheria infatti che
emergono inquietanti piani di morte intercettati dalla dda palermitana che
hanno sventato una “condanna a morte per un fedelissimo di Lo Iacono”. Scrive
da Palermo il corrispondente de L’Avvenire: l’ordine
proveniva da più famiglie mafiose… tutti i capimafia sono stati arrestati
durante gli ultimi due anni, viene adesso a galla cha Cosa nostra si è già
organizzata…. dopo gli arresti dei boss, le famiglie palermitane potrebbero
avere già i loro nuovi capi”.
Negli stessi giorni però e
purtroppo questo fa meno notizia, un gruppo di imprenditori ha denunciato,
durante una sorta di “riconoscimento” all’americana, ben 5 taglieggiatori, a
conferma che Palermo continua a denunciare e la primavera no pizzo non si
arresta e si svolge nelle piazze con i ragazzi di addiopizzo, e nei tribunali
grazie al coraggio di commercianti e imprenditori, timidi segnali arrivano
anche dalla Calabria, dove Prefetture e Commissario nazionale fanno il punto
per pianificare strategie contro il fenomeno estorsivo (Avvenire 8 luglio 2008, Gazzetta del Sud 5 luglio 2008, 8 luglio 2008). Finiscono
in manette nelle operazioni “Alba” e “Tramonto” e “Luna”, anche i gestori di un potente
traffico internazionale e nazionale di droga. Le prime due hanno portato allo
smantellamento delle cosche pusher di Gioia Tauro, l’ultima invece nel
messinese, la rete dello spaccio fra Patti, Capo d’Orlando, Galati e Furnari. A
Cosenza, invece, sempre per droga finisce in manette l’ex pentito Alberto
Magliari, adesso domiciliato a Padova, dove è stato intercettato e pedinato
insieme con i presunti complici, mentre contrattava l’acquisto di “coca” da
rivendere sul mercato padovano (Gazzetta
del Sud, 2 e 3 luglio 2008, brevi dal quotidiano di Calabria 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7).
Clan che non limitano il raggio
di azione dei loro affari alle solo coste della Calabria, alle quali il
quotidiano della Cei, dedica un’intera pagina, raccontando il porto franco di
Gioia Tauro ormai al collasso (Avvenire 6
luglio 2008) ma anche oltre. La pagina romana del Corsera, prendendo spunto
dal lavoro dell’Osservatorio della Regione Lazio, denuncia un colossale giro di
affari che attraccano nei porti del litorale laziale; non solo merci e traffici
ma anche subappalti e caporalato per gli sbarchi sui pescherecci (Corriere della Sera 7 luglio 2008). E nella settimana in cui piazza Navona, fa discutere e divide,
politici, magistratura e giornalisti (Corriere
della Sera 7 luglio 2008, l’Unità 10 luglio 2007 ) rimane
solo un piccolo trafiletto, o in un taglio medio, per i commenti alla
pubblicazione delle motivazioni sulla sentenza Cuffaro. Dentro, il racconto di
come gli amici degli amici, scambiavano favori, spiavano e progettavano come
fare della cosa pubblica, affare privato (Gazzetta
del Sud 1 luglio 2008). Fuori, pochi i commenti per il senatore che sconta
a Roma la sua associazione a delinquere “semplice”, la carriera dalla Regione al Parlamento ha “solo”, di mezzo due procedimenti giudiziari per
favoreggiamento e per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo
ancora in corso.
In Campania invece, continua
anche questa settimana, l’attività repressiva delle forze dell’ordine.
Finiscono in manette, una comparsa del film Gomorra, riconosciuto da un pentito
che ha raccontato che l’attore aveva in passato spacciato droga insieme a lui (Il Mattino 4 luglio 2008) e
la compagna di Antonio Iovine, latitante dal 1995. Arrestata
per estorsione, Rosanna De Novellis, 39 anni, sfuggita al blitz dello scorso 27
maggio, era latitante da due settimane e gestiva affari e relazioni amorose
tanto da essere diventata oggetto di dialogo fra boss intercettati dalla dda di
Napoli. (Il Mattino 10 luglio 2008, brevi da Il Mattino 7 luglio 2008, Gazzetta del Sud 9 luglio 2008).
Si stanno lentamente decapitando i vertici del clan dei Casalesi, i
capi e le donne dei capi, ma molti affari della grande rete internazionale
camorristica rimangono ancora difficili da individuare e smantellare. La prima
rete di narcotrafficanti, 33 arresti, è stata sgominata grazie ad una pentita
che ha raccontato, anche “Avvocati e uomini in divisa compravano cocaina
dagli scissionisti”, da Caracas a Scampia (Il Mattino 3 luglio 2008). Casal di Principe, oggi è un nome che richiama troppo spesso l’omonimo clan camorristico, troppo. A tal punto che alcuni giovani sarebbero stati discriminati da aziende del centro nord poichè provenienti da Casal di Principe. La polemica incalza e per tre giorni, istituzioni, politici e cittadini ne discutono anche sulle pagine de Il Mattino (6 – 7– 8 luglio 2008).
Trackback dal tuo sito.