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Una contestazione civile

Elena Mazzocchi il . Dai territori, Puglia

Abbiamo chiesto di fare il punto della situazione all’avvocato Antonio Lupo, legale di fiducia del Comitato “Vigiliamo per la discarica” e ispiratore della legge di iniziativa popolare sullo smaltimento dei rifiuti speciali approvata dalla Regione Puglia.

Perché è importante la vostra legge?
«Perché, soprattutto se approvata su scala nazionale, assesterebbe un duro colpo al traffico di rifiuti speciali su e giù per l’Italia. La legge prevede infatti un  principio di “prossimità” che obbliga a smaltire i rifiuti speciali nei siti più vicini al luogo di produzione, impedendo il giro vorticoso di scarti sul quale spesso si innestano traffici illegali».

Come si inquadra la legge nel contesto della normativa europea e italiana?
«La nostra legge recepisce, prima in Italia, le indicazioni dell’Unione europea, che con la direttiva 156 del 1991 ha stabilito che i rifiuti non si possono considerare una merce come le altre, ma nel loro trattamento occorre porre al centro la salvaguardia della salute e dell’ambiente: da qui nasce il principio della prossimità per i rifiuti speciali. In Italia il decreto Ronchi del 1992 ha allineato la nostra normativa a quella europea, limitandosi però a indicare la prossimità come un principio-guida, lasciando alle Regioni il compito di legiferare in concreto. Tuttavia fino a oggi nessuna Regione ha mai fatto una propria legge, e si è creato un vuoto normativo che ha permesso il proliferare di illeciti: la nostra legge va a colmare questo vuoto».

Qual è la situazione oggi a Grottaglie?
«Vogliamo essere chiari su un punto: noi non siamo affetti dalla cosiddetta sindrome nymby (not in my back yard, cioè “non nel mio cortile”). Non ci opponiamo a che vengano smaltiti rifiuti speciali nella nostra discarica, che è autorizzata per questo. Quello che temiamo è che in assenza dei principi di prossimità e di appropriatezza degli scarti, il nostro territorio venga inondato da una grande quantità di rifiuti provenienti da tutta Italia: l’ampliamento della discarica, contro il quale protestiamo da tempo, potrebbe concretizzare i nostri timori».

Qual è stato l’atteggiamento dell’amministrazione locale riguardo alle vostre iniziative?
«Purtroppo l’amministrazione comunale non ci è stata di appoggio nella nostra lotta, più volte è sembrata anzi propendere per la società che gestisce la discarica, la Ecolevante. Del resto, questa società versa nelle casse nel Comune circa un milione e ottocentomila euro di royalties all’anno, pari al 10% dell’intero bilancio. Si tratta di una cifra ingente, che però non è stata impiegata per interventi a favore della cittadinanza (ad esempio per una diminuzione della tassa sui rifiuti), ma in una miriade di piccoli interventi ben poco incisivi».

Come Comitato avete proposto numerose iniziative, fra cui la raccolta delle firme per la legge: ritenete che la cittadinanza sia sensibile alla questione della discarica?
«In molte occasioni la gente ha risposto con entusiasmo alle nostre iniziative: tuttavia lo stile che abbiamo scelto, di tenere cioè un basso profilo, con iniziative concrete e puntuali, mai gridate e teatrali, ha fatto sì che l’attenzione sulla nostra lotta fosse minore che su altre. Tuttavia siamo determinati a continuare la nostra azione con fermezza e coerenza».

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