Lo Iacono: l’ordine di uccidere partì dai capimafia
L´omicidio di Pietro Lo Iacono era stato pianificato nei dettagli: per seguire al meglio le abitudini del boss di Bagheria, due dei quattro presunti esecutori finiti in manette giovedì notte avevano persino affittato una cabina nel lido in cui trascorre le giornate estive. Era proprio lì che avrebbero dovuto compiere il delitto eclatante, in perfetto stile anni ´90, secondo un piano che riporta alla memoria le foto dei morti ammazzati, sdraiati per terra in una pozza di sangue a pochi passi dalla folla. L´omicidio sarebbe dovuto avvenire probabilmente sabato 12 luglio (e non sabato scorso come si pensava inizialmente), forse proprio all´ingresso del lido. I sicari avrebbero atteso la propria vittima all´ingresso, poi – accantonata l´ipotesi iniziale del sequestro – gli avrebbero sparato a bruciapelo.
Sventato il delitto, le indagini proseguono per scoprire cosa stia accadendo dentro l´organizzazione mafiose. Dalle intercettazioni disposte dalla DDA, e in particolare da quelle che hanno portato al fermo dei quattro sicari, emerge che Cosa Nostra si sarebbe già riorganizzata dopo gli arresti dei capi storici effettuati negli ultimi due anni. Ai vertici dell´organizzazione ci sarebbero persone che hanno alle spalle una notevole forza criminale, tanto da decidere l´uccisione di un boss considerato vicino all´ex numero uno Bernardo Provenzano.
I quattro arrestati sono forse qualcosa in più di semplici “soldati” di Cosa Nostra (loro stessi affermavano di avere preso il posto di “Onofrio”, Onofrio Morreale), ma secondo gli inquirenti i mandanti dell´omicidio sarebbero altri: “C´è questa ordinazione così che ci posso fare… c´è ordine di là, di là, di quello pure”, diceva Michele Modica, uno dei quattro finiti in manette, lasciando così intendere – come annotano i magistrati – “che l´ordine proveniva da più vertici di più famiglie mafiose”. Capire chi siano i nuovi capi è adesso l´obiettivo delle indagini. Di certo l´omicidio di Lo Iacono era considerato dall´organizzazione un passaggio importante: “Si deve fare” ripeteva Modica, nonostante il gruppo sentisse il fiato sul collo della Polizia.
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