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Congiusta, giustizia è fatta

Di Pino Lombardo il . Calabria

Dal “Quotidiano della Calabria”

Due sole assoluzioni e 77 anni di carcere comminati agli altri 11 imputati coinvolti nel procedimento penale denominato “Lettera Morta”,un’appendice del procedimento in corso a Locri, in Corte d’Assise, del processo per l’assassiniodell’imprenditore sidernese Gianluca Congiusta, tenutosi di fronte al Gup di Reggio Calabria, Daniele Cappuccio.

Tutti erano accusati, a vario titolo e con diverse responsabilità, oltre che del reato “conduttore” quello inerente l’aver fatto parte dell’associazione a delinquere di stampo mafioso della cosiddetta cosca sidernese dei “Costa”, di una serie di specifici reati finalizzati a «rafforzare la cosca» e che vanno da quello del traffico di droga a quello estorsivo.

La sentenza emessa ieri dal Gup Cappuccio, che molto verosimilmente avrà delle ricadute sul procedimento in corso a Locri in Corte d’Assise che ha come imputati due leader del clan, Tommaso Costa e Giuseppe Curciarello, ha fatto evidenziare che il quadro accusatorio, illustrato dal sostitutoprocuratore della Direzione Distrettuale di Reggio Calabria, Antonio Di Bernardo,soprattutto durante l’udienza dello scorso 19 maggio quando ha chiesto lacondanna di tutti gli imputati, non solo è concreto ma ha sostanzialmente retto alla prova del giudice.

Infatti, tranne due assoluzioni piene e qualche assoluzione per reati secondari e specifici a favore di qualche imputato “marginale”, le condanne comminate,considerata la circostanza che il procedimento si è svolto col cosiddetto rito abbreviato che determina “sconti di pena” per gli imputati,hanno sostanzialmente “rispettato” la richiesta della pubblica accusa. 

Come si ricorderà il procedimento nei confronti delle 13 persone denominato”Lettera Morta” e che vedeva coinvolto l’intero clan dei Costa, uniche eccezioni,come dicevamo, Tommaso Costa, considerato il capo del ricostituente clan nonché il mandante e l’esecutore «unitamentea persone in via di identificazione» dell’assassinio di Gianluca Congiusta edil suo braccio destro, Giuseppe Curciarello, accusato solo di associazione di stampo mafioso che stanno affrontando il processo presso la Corted’Assise di Locri col rito ordinario dove a fine mese si celebreràuna altra interessante udienza.

L’inchiesta è nata a seguito delle investigazioni che la polizia del Commissariato di Siderno, dietro le direttive dell’allora dirigente capo, vicequestore Rocco Romeo e del suo vice, Francesco Giordano, per scoprire chi e perché fu ucciso Gianluca Congiusta.Quelle indagini fecero scoprire non solo che il mondo ‘ndranghetistico di Sidernosi andava “ricostituendo” con l´inserimento di clan e sottoclan che originariamente facevano parte di un unico gruppo denominato dei “Commisso”, ma anche che a Siderno si stava ricostituendo il clan dei “Costa”, stringendo alleanze con gruppi che in passato gli furono avversari, ma anche attraverso la realizzazione di una serie di iniziative ideate ed organizzate dal capo del clan, Tommaso Costa, miranti a far “riconquistare” al clan un posto importante. Non a caso il sostituto Di Bernardo nel corso dell´udienza dello scorso 19 maggio chiedeva la condanna di tutti e 13 gli imputati.

La giornata di ieri iniziava con l´intervento difensivo effettuato dal penalista Leone Fonte che, dopo aver evidenziato la estraneità del proprio assistito dai reati contestatigli, ne chiedeva l´assoluzione.Quindi toccava al PM effettuare una breve replica di carattere tecnico-proceduraleed inerente la utilizzabilità, contestata dalle difese degli imputati, di alcune documentazioni da lui portate come prova contro.

Poi, poco prima le 13, il Gup Cappuccio si ritirava in Camera di Consiglio per uscirne intorno alle 16,30 e leggere la sentenza .

Due sole le assoluzioni. Quella di Giuseppe Costa per il quale erano stati richiesti12 anni di carcere e quella a favore di Annamaria Di Corso, per la quale il pm Di Bernardo aveva chiesto 5 anni di carcere e 24 mila euro di multa.
Grandi “sconti” anche per la moglie di Tommaso Costa, Adriana Muià. Il pm aveva chiesto per lei una condanna complessiva di 12 anni, il Gup l’ha prosciolta dai reati a lei contestati tranne che per quello di associazione mafiosa per il quale l’ha condannata a 3 anni di carcere.

Queste le condanne: Khaled Bayan anni 16,(il pm aveva chiesto 20 anni di prigione);

Adriana Muià ,3 anni, assolta per gi altri reati e condannata solo per l´associazione mafiosa ,(pena richiesta 12anni);

Antonio Cataldo, 3 anni e 14 mila euro di multa, (pena richiesta anni 6 e 4 mesi);

Francesco Costa, 12 anni, (pena richiesta 16 anni);

Pietro Costa ,8 anni più 1600 euro di multa, (pena richiesta 12 anni);

Giuseppe Costa Assolto, (pena richiesta 12 anni);

 Annamaria Di Corso, assolta, (pena richiesta 5 anni e 24 milaeuro di multa); 

Michele di Corso 8 anni, (pena richiesta 8 anni);

 Valentino Di Santo 7 anni e 6 mesi, (pena richiesta 14 anni); 

Nicola Trombacco il Gup ha integrato con 6 mesi aggiuntivi la condanna di 5anni che lo stesso aveva già subito in un altro procedimento in Puglia per i medesimi reati, (pena richiesta anni 5);

Cosimo Salvatore Panaia ,8 anni e 6 mesi , (pena richiesta 12 anni); 

Antonio Zucco 6  anni, (pena richiesta 8 anni);

Roberto Zucco 4 anni e mesi 6 più 20 mila euro di multa, (pena richiesta 6 anni e 24 mila euro di multa);

 Cosimo Salvatore Panaia ,8 anni e 6 mesi, (pena richiesta 12 anni).

Inoltre il Gup condannava tutti al risarcimento dei danni a favore degli enti costituitisi parte civile, Regione, Provincia ed associazione “Insieme si può” 

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