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Alpi, le carte trafugate e gli affari di Comerio

Di Anna Foti il . Calabria

Si infittisce il mistero attorno ai legami tra l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuto a Mogadiscio nel 1994, il traffico di scorie radioattive e l’affondamento di navi nel Mediterraneo. Le nuove rivelazioni sono apparse sull’Espresso: ancora una manomissione del fascicolo relativo alle indagini condotte dal sostituto procuratore di Reggio Calabria, Francesco Neri, sullo spiaggiamento della Motonave ex Jolly -Rosso avvenuto ad Amantea nel dicembre del 1990. Indagini archiviate nel 2000, anche a seguito della morte, avvenuta in circostanze anch’esse sospette, del capitano di corvetta Natale De Grazia componente di spicco del pool ecomafia della procura reggina. Proprio in occasione di quell’indagine emersero legami con l’affondamento dell’imbarcazione Rigel avvenuta a largo di Capo Spartivento, nella provincia di Reggio Calabria, nel settembre del 1987 e con l’omicidio della giornalista di Rai Tre e del collega operatore impegnati in un’importante inchiesta riguardo traffici di rifiuti tossici e la cooperazione internazionale tra Italia e Somalia. Anche Libera Informazione torna ad occuparsi dell’argomento

Il nome del faccendiere lombardo Giorgio Comerio balza all’attenzione più volte perché è al centro di questi legami. Gli elementi che ne motivano il coinvolgimento ai massimi livelli sono l’appunto nella sua agenda “lost the ship”, in coincidenza con l’affondamento della Rigel, la presenza di documentazione Odm sulla plancia della motonave Rosso e il ritrovamento, nella sua casa nella provincia di Pavia, del certificato di morte di Ilaria Alpi, acquisito agli atti dal procuratore Neri e di recente scomparso, a seguito della prima manomissione denunciata dal magistrato reggino nei mesi scorsi. Adesso a denunciare una nuova intrusione in procura e la possibile sottrazione di atti dal fascicolo d’inchiesta è stato l’avvocato del pm Lorenzo Gatto, il quale il 3 giugno ha segnalato una nuova anomalia nello scatolone nove dove erano conservati il primo e il secondo faldone di informazioni del Sismi . Non è stato difficile intuire che l’assenza dell’adesivo di chiusura avrebbe potuto consentire l’agevole sottrazione di documenti. Si susseguono gli episodi allarmanti che dimostrano la complessità di un’indagine che, ancorché archiviata, continua a far discutere tutti, tranne i politici che nulla hanno dichiarato a seguito dello smarrimento del certificato di morte di Ilaria Alpi.

Intanto il procuratore Neri, per difendersi dalla querela sporta dal presidente somalo Ali Mahdi (ora archiviata), è tornato a studiare le carte della vecchia inchiesta. Una documentazione corposa che raccoglie informazioni determinanti sull’attività di Giorgio Comerio, presidente della società “Oceanic disposal management” (Odm), personaggio già incriminato per frode e truffa, definito in un’informativa dei carabinieri sicuramente massone e appartenente ai servizi segreti argentini, attualmente irreperibile. Entra a pieno titolo nell’inchiesta di Neri nel 1995 dopo la segnalazione del procacciatore di affari Elio Ripamonti, al quale Comerio aveva parlato della possibilità di smaltire scorie nucleari attraverso dei container posizionati in siluri d’acciaio da collocare sul fondo marino a 400 metri di profondità. Sembra che lo stesso Comerio avesse l’esclusiva per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia e che un funzionario della Lettonia lo avesse autorizzato a seppellire le scorie nel mare del Nord. Agli atti risulta un elenco di oltre 45 nazioni che avevano a lui concesso zone marine per il seppellimento di penetratori carichi di scorie radioattive. Filmati relativi a esperimenti tecnici internazionale sono in esclusiva disponibili sul sito dell’Espresso e documentano la realizzazione di questi penetratori destinati a smaltire nelle profondità dei mari ingenti quantità di rifiuti tossici.

Tra le carte di Reggio Calabria, dunque, le prove della reiterata violazione del divieto sancito a Londra nel 1972 di smaltimento marittimo delle scorie radioattive che, a quanto pare, Comerio gestiva in forza di accordi siglati con paesi in tutti i continenti, compreso quello africano e compresa la Somalia, dove Comerio sarebbe riuscito a corrompere il leader Mahdi per ottenere l’autorizzazione ad inabissare scorie. Trattative che la Odm sarebbe riuscita a concludere la trattativa nel settembre del 1994, solo pochi mesi l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la cui inchiesta sulle navi dei veleni sarebbe arrivata anche al nome di Dario Viccica, attivo nelle trattative con la Sierra Leone.
Tornando a Comerio, fonti ufficiali lo definiscono personaggio pericoloso, che avviò anche delle trattative con Libia e Iran per vendere telemine – micidiali missili a guida satellitare. Ancora oggi irreperibile, come ha dichiarato il maresciallo dei carabinieri Nicolò Moschitta non tardò a prestare il proprio fianco alla criminalità organizzata riciclando in Belgio un titolo di credito di 100mila dollari del circuito di Cosa nostra. C’è traccia di un progetto firmato Odm anche in un’indagine che conduce ai traffici internazionali di armi del cartello Serraino-Condello-Imerti di Reggio. Insomma un vero signore degli abissi radioattivi, le cui coperture internazionali sono ampiamente documentate. Questa è la dimensione altamente pericolosa che le carte del fascicolo restituiscono alla conoscenza del procuratore Francesco Neri, dopo che l’ingresso della criminalità organizzata nell’inchiesta segnò il passaggio delle carte ad Alberto Cisterna, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, nel 1996.

Sarà quest’ultimo nel 1999 a chiedere l’archiviazione al gip Adriana Costabile che la disporrà nel dicembre del 2000 in assenza di ritrovamenti di scorie in mare. Intanto il relitto della Rigel non è mai stato trovato. Anch’esso inghiottito nel mistero come Giorgio Comerio e i mandanti dell’omicidio di Ilaria e Miran.

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