Le strade dell’impegno responsabile
Il tentativo è il
primo in Italia, organizzare un festival della legalità nel nome di Peppe
Diana, partendo da location molto particolari: i beni confiscati ai camorristi.
Nel segno di questa particolarità è stato dato il via questa mattina nel
palazzo della provincia di Caserta al festival di impegno civile “Le Terre di
Don Diana” organizzato da Libera Caserta e dal comitato Don Peppe Diana. Ad
aprire l’incontro dibattito “Una Libera Terra: Io ci credo” con l’intervento
introduttivo del padrone di casa, il presidente della provincia Sandro De
Franciscis che ha appoggiato un grande tentativo di far emergere il terzo
settore come speranza per una terra che ha la necessità di costruire un futuro.
A presenziare all’apertura del festival, Tonino Palmese, referente di Libera
per
Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione, Tano Grasso, presidente
onorario della F.A.I., Beppe Giulietti, senatore e anima di Articolo 21, Anna
Ceprano della Legacoop e Valerio Taglione, del comitato Don Peppe Diana,
promotore dell’evento.
Non luoghi di morte,
ma di riscatto
Ad introdurre la giornata non poteva che essere Valerio
Taglione che ha voluto sottolineare
l’unicità di un festival che vuole partire dai beni confiscati, luoghi spesso
sfondo di vicende losche e di morte, oggi trasformate nel “riscatto di una
terra”. Perché come sottolinea Valerio, non si può accettare il sopruso e
si deve valorizzare un territorio, con lo spirito di coloro che non potranno
mai rimproverarsi di averci provato.
soprattutto in questo momento
Provare a fare cosa? A far sentire la voce di una società
civile proprio a ridosso di alcuni accadimenti che hanno catapultato il
casertano sulle prime pagine di giornali e telegiornali. Perché è proprio
all’indomani della sentenza di appello di Spartacus che vi è la maggior
necessità di non isolare e dimenticare un discorso importante di riscatto e di
rinascita. Lo sottolinea Roberto Morrione, presidente di Libera Informazione,
parlando, e così è in effetti, del primo grande evento nelle terre dei Casalesi
dopo l’appello del processo Spartacus. Morrione, lucidamente, pone un parallelo
interessante tra la situazione del post Maxi processo a Palermo e quella che si
potrebbe delineare ora dopo il processo ai casalesi. Un clima che come accadde
in Sicilia, potrebbe portare, se non ben supportato dalla società civile e
responsabile a una «delegittimazione e una divisione con il rischio di isolare
le forze dell’ordine e la magistratura». «La presenza – chiosa Morrione – di
grande manovalanza criminale, facilmente reclutabile deve essere la spia per
mantenere alta l’attenzione e far valere quel “potere dei segni” che sono
indispensabili per la crescita civica di un paese». Segni che non mancano
certamente in iniziative come questa e che si stanno riorganizzando per
contribuire attivamente anche alla costituzione di una nuova cooperativa
sociale. tra Cancello ed Arnone e Grazzanise.
Andare oltre: un
impegno per i giovani
l’educazione e il recupero dei giovani, che spesso sono attratti da quello che
è l’apparenza della camorra, quel “devi avere” che sottolinea nel suo
intervento il salesiano Don Tonino Palmese. Il referente campano di Libera
racconta della sua personale esperienza nel carcere minorile di Nisida, dove
spesso i ragazzi mostrano come una preventiva azione culturale e pedagogica
possa salvare questi giovani dalla necessità di apparire della camorra, da quel
lato tentatore che impedisce di cogliere le brutture di una tirannia criminale
come quella mafiosa.
le falle del contrasto alla camorra
per portare un vivo apprezzamento all’iniziativa degli amici di Libera Caserta
ma anche per sottolineare, pungolato dal moderatore Morrione, sullo stato
particolare della criminalità organizzata in Campania. Una fase molto delicata,
secondo Grasso, che comprende qualche elemento positivo ma svariati punti di
debolezza.
Molto importanti i significativi risultati di forze
dell’ordine e magistratura, capaci di colpire sensibilmente i clan. E
importante, per la eco mediatica, e i fari che ha acceso, il lavoro di Saviano.
«Ma di pari passo bisogna segnalare la radicale
inadeguatezza di politica e società civile nel suo complesso, a parte i rari
casi, spesso però isolati» dice Grasso.
La trasversale incapacità della classe politica ha importanti
responsabilità perché implica una sostanziale noncuranza da parte «di coloro
che proprio per il loro status di politici non sono cittadini normali ma hanno
responsabilità maggiori» continua Grasso e che «ultimamente non è nemmeno stata
capace di presenziare ai funerali di Domenico Noviello, l’imprenditore ucciso
dalla camorra».
Per quanto riguarda la componente civica l’analisi di Grasso
si concentra soprattutto su lato economico-finanziario della cittadinanza che
non vuole uscire da quel rapporto di connivenza con la camorra che le garantisce
introiti e spartizioni. Senza una presa di coscienza anche di questa parte
della popolazione «l’iter giudiziario rimane l’unico metodo» con tutte le
lungaggini, prevedibili, della giustizia che, comunque, chiosa Grasso «può
mettere dentro i camorristi ma non estirpare la camorra per cui servono altre
vie».
Media e camorra,
andare oltre
contigenza di Spartacus, le problematiche della camorra, le storie degli “eroi”
dell’antimafia sui media nazionali. Lo sottolinea con forza Beppe Giulietti,
senatore indipendente di Idv e animatore di Articolo 21. «Assurdo che le biografie dei morti di camorra siano
ignorate e quelle dei capiclan conosciute; assurdo che
vicende private come il caso-sicurezza d’Italia (Erba, Perugia, Cogne) evitando
di parlare della vera emergenza». Giulietti ricorda le iniziative di scorta
mediatica a favore della giornalista Rosaria Capacchione e l’impegno che
Articolo 21, insieme a Libera Informazione, prenderà per sostenere l’iniziativa
per assegnare la medaglia al valore civile alle vittime di camorra.
«In fondo sono questi gli eroi che meriterebbe anche solo un
centesimo del tempo che spesso il servizio pubblico dedica a avvenimenti
risibili o marginali rispetto a iniziative di riscatto di territori che vivono
l’emergenza criminale».
Le vie del riscatto
Tra le viuzze di San Cipriano d’Aversa, tra il cemento arso
dal sole, eccola, una villa confiscata alla camorra. Ci sono ancora i segni dei
lavori che la stanno ristrutturando. Sul polveroso e grezzo pavimento degli
interni si possono ancora notare le impronte dei muratori che probabilmente
hanno calcato quei metri. Si è svolto qui il primo contatto di questo festival
con i beni confiscati, un villino di proprietà di Antonio Basco, che ora
sebbene ancora non totalmente utilizzabile è stato aperto per un dibattito sul
tema delle ecomafie. Biutiful Cauntri, ottimo documentario realizzato sul tema
è solo il pretesto per un dibattito sul tema, moderato dalla giornalista del
Mattino Daniela De Crescenzo e con ospite principale il referente campano di
Legambiente, Raffaele Del Giudice.
Un occasione per puntualizzare su un tema così attuale tra
richiami all’unità nazionale («I rifiuti tossici provengono in maggior parte
dal nord» dice Del Giudice), richiami a situazioni limiti («tra le società
miste costituite per lo smaltimento dei rifiuti 34 hanno subito un intervento
interdittivo per infiltrazioni camorristiche» ribadisce
De
di Lorenzo Diana, deputato, e profondo conoscitore della situazione locale. Poi
bisogna lasciare il bene confiscato, è ormai arrivata ora. E si esce, con le
forze dell’ordine a chiudere l’ingresso. Ma il seme è stato lanciato.
Aspettiamo che germogli.
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