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Portare “fuori” la voce di chi sta pagando il suo debito con la giustizia

Di Redazione il . Dai territori, Umbria

Si è tenuto al carcere di
massima sicurezza di Maiano di Spoleto un incontro sulla legalità, al
quale ha preso parte don Tonio Dell’Olio di Libera International.
L’iniziativa è stata organizzata dal Comitato “Conoscere e diffondere
la Costituzione” e promosso in particolare da Giovanna Portanova.

A partire dall’intervento di Dell’Olio e dai casi da lui riportati, si
è focalizzato sul rapporto, quotidiano e imprescindibile, tra legalità
e democrazia. Oltre a Dell’Olio erano presenti Giovanna Portanova e
Argia Simone del Comitato per la Costituzione.

Tanti i temi affrontati nel dibattito che ha visto un coinvolgimento
molto attento da parte delle persone detenute. Tanti i temi che stanno
loro a cuore e che vorrebbero fossero portati “fuori le mura”.
Innanzitutto, il messaggio di non dimenticare mai che il carcere è
luogo di sofferenza, al di là del trattamento nel carcere di Spoleto
riguardo quale non hanno portato critiche. Parlando della condizione
dentro le prigioni e del sistema carcerario in generale, chi è recluso
lamenta “l’assenza di speranza”.

C’è anche forte preoccupazione per la nuova legislazione che si sta
facendo strada in merito all’abolizione di alcuni benefici previsti
dalla legge Gozzini.

Critiche anche al 41 bis, il regime di carcere restrittivo applicato ai
membri della criminalità organizzata, che sono numerosi nel carcere di
Spoleto (nessuno di loro era naturalmente presente all’incontro) e che
proprio per questo è comunemente definito “di massima sicurezza”.

Da parte di qualcuno dei detenuti presenti, soprattutto in risposta
all’attività di Libera accanto alle famiglie delle vittime delle mafie,
è stato denunciato l’abbandono, invece, dei loro figli che, già
“marchiati”, non hanno altra scelta se non quella di restare nel giro
dell’illegalità.

Riflessioni sul clientelismo, sulla discriminazione degli stranieri,
sul fatto che la legge non è uguale per tutti se, come accade, “tanti
sono criminali ma, poiché sono in situazioni di potere, non vengono
toccati”.

Non un mondo a parte, quello carcerario, bensì un punto di vista capace
di far risaltare le contraddizioni stridenti e le difficoltà del nostro
sistema democratico. Prima fra tutte quella di tradurre in pratica
l’articolo 27 della Costituzione italiana: “Le pene (…) devono tendere
alla rieducazione del condannato”. Obiettivo primario per il quale
l’impegno del carcere diretto da Ernesto Padovani è noto, ma che le
norme e le procedure del ‘sistema carcerario Italia’ non sempre
garantiscono.

Alcune settimane fa lo stesso Comitato spoletino aveva organizzato un
altro incontro al carcere, sul rapporto tra Carta costituzionale e
Resistenza, al quale aveva partecipato anche Giampaolo Loreti
dell’Associazione nazionale partigiani. Oggi i detenuti hanno ribadito
il loro interesse per l’argomento e con l’educatore si è concordato di
elaborare un progetto di incontri da sottoporre alle autorità
competenti e da attuare dal prossimo autunno.

Tra le attività del Comitato vi sono quelle con le scuole della città:
il 29 e 20 maggio scorso gli studenti di ogni ordine e grado sono stati
coinvolti in iniziative, anche teatrali, sulla nascita della Repubblica
(2 giugno 1946): grande l’interesse dei ragazzi e l’impegno profuso
dagli insegnanti.

Tratto da http://www.spoletonline.com

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