Spartacus, una sentenza spartiacque: colloquio con Beppe Lumia
Beppe Lumia, senatore del PD. C’era anche lui in aula quando
all’ora di pranzo è stato portato un altro, duro colpo al clan dei Casalesi,
con la sentenza che ribadisce le pene comminate in primo grado ai danni di
camorristi del calibro di Schiavone, Iovine, Zagaria, Bidognetti.
Ex presidente e vicepresidente della Commissione Antimafia,
Lumia non ha dubbi sulla rilevante portata del processo Spartacus e sulla
sentenza odierna: «Considero questa sentenza uno spartiacque importante perché
ha segnato la fine di uno stato di impunità di un clan come quello dei Casalesi
e ha violato, finalmente, il mito e l’aura di impunità che ruotavano intorno ai
clan». Un iter lungo e burrascoso che è arrivato al secondo grado di giudizio:
«Ritengo che questo sia un lavoro fatto bene. Sono state confermate le pene del
primo grado, ora siamo giunti all’Appello. Mi auguro solo una decisiva fine in
Cassazione. In questo senso la sentenza di oggi costituisce una tappa».
Una tappa fondamentale, dopo che i mesi e le settimane
precedenti alla lettura della sentenza di secondo grado avevano visto il clan
rispondere con la violenza e con fiumi di sangue all’inesorabile avvicinarsi
della rivincita dello Stato, con intimidazioni e anche omicidi eccellenti.
Vittoria dello Stato che è arrivata, come sottolinea lo stesso Lumia: «Lo Stato
ha saputo imporsi. Quello dei Casalesi è stato sempre un clan pericoloso e
arrogante, con pesanti infiltrazioni nell’economia anche legale. Ora occorre destrutturarlo. Arrestare due
pericolosissimi latitanti come Zagaria e Iovine ed evitare che l’eredità del
clan venga raccolta dai figli (come il figlio di Schiavone ndr)».
Chiaro anche sui metodi da utilizzare per debellare
totalmente il clan, attraverso cioè l’utilizzo di quella che Lumia definisce
una “strategia sistemica”: «Attaccare i patrimoni dei clan e bloccare le loro
attività nel mondo degli appalti e del riciclaggio. E lavorare, come molte
realtà già fanno, per una rivoluzione e un responsabilità civile, sociale e
culturale».
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