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Sicilia: condannato per “stampa clandestina on line”

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

Li chiamavamo blog  e invece  oggi  scopriamo che “sono” stampa clandestina. E’ questa la storia che arriva dal tribunale di Modica  (Rg) attraverso la sentenza shock che condanna Carlo Ruta, autore di numerose inchieste  “di peso” ad una pena pecuniaria per il reato di stampa clandestina, contestandogli “la periodicità”  dell’ aggiornamento e la mancata registrazione di un sito di documentazione storico – sociale; ritenendo, in sostanza, il suo   www.accaddeinsicilia.net un sito d’informazione di tipo giornalistico privo di adeguata gerenza.  

 

Attualmente gestore del sito www.leinchieste.com nel quale sono confluiti gran parte dei materiali  del primo sito, oscurato tre anni fa, Carlo Ruta vive e lavora nello “zoccolo duro” della Sicilia, la provincia di Ragusa  e con il suo lavoro ha contribuito a far luce su molti casi bui della Sicilia e non solo; con lui abbiamo cercato di capire i contorni strani e inattesi di questa sentenza che arriva come una doccia fredda, nell’epoca ormai consolidata, dei  blog di approfondimento, informazione e denuncia:

 

Carlo, quando è iniziato questo iter giudiziario e perché?

 

Questa storia comincia tre anni e mezzo fa con l’oscuramento del sito www.accaddeinsicilia.net, contestualmente viene fatta una denuncia  da parte di  un magistrato di Ragusa, (Agostino Fera, ndr) e  l’iter ha inizio prima presso il Tribunale di Ragusa, poi presso la procura di Messina. Sono stato rinviato a giudizio un anno e mezzo fa ed  il procedimento, in ultima istanza,  è stato spostato al Tribunale di Modica ed io ho affidato la mia difesa ad un avvocato della stessa città. Sinceramente speravo, anzi ero quasi certo, di una assoluzione con formula piena, invece sono stato condannato (dal magistrato Patricia Dimarco) ad una pena pecuniaria e al risarcimento delle spese processuali.  Per le inchieste e la documentazione presenti sul sito, da alcuni anni oscurato, sono stato denunciato più volte: ho purtroppo  in corso processi più delicati che seguo tramite il mio avvocato in altri Tribunali; devo dire che non avevo dato molto peso a questo procedimento giudiziario nei miei confronti poiché mi sembrava irragionevole l’ipotesi di condanna che è invece poi arrivata.

 

Quando è stata emessa la sentenza e come si sono svolti i fatti?

 

Anche questo è abbastanza strano. Nonostante fossi coinvolto nel processo come imputato non sono stato informato della sentenza a mio carico, avvenuta,  ho saputo solo in seguito,  il 9 maggio scorso. Ne sono venuto a conoscenza da poco poiché di mia spontanea volontà sono andato ad informarmi sulla situazione che credevo dovesse volgere al termine nel mese di luglio, così almeno mi era stato fatto intendere. Né il Tribunale nè l’avvocato difensore mi hanno informato di quello che era accaduto, ne prima ne dopo la sentenza, nonostante di per se il Tribunale non sia tenuto per legge ad informarmi (credo, almeno) ho trovato strano questo atteggiamento.

 

Cosa c’era dentro “Accaddeinsicilia. net” tanto da aver portato all’ oscuramento e oggi ad emettere questa sentenza senza precedenti?

 

Io mi occupo di documentazione storica e approfondimento e lo continuo a fare ancora oggi. Gran parte dei documenti, frutto del mio e del lavoro di tanti altri, storici  e giornalisti, sono tutt’ora presenti nel mio www.leinchieste.com . I casi di cui mi sono occupato sono stati in questi anni principalmente: Il Caso Spampinato (facendo uscire dal tribunale di Ragusa quei documenti che oggi consentono di poter raccontare la vera storia della morte del giovane cronista de  l’Ora ucciso nel 1972) la documentazione storica relativa alla strage di Portella della Ginestra (in collaborazione con lo storico Giuseppe Casarubbea), ma anche il Caso Banca Antonveneta (quando ancora non ne parlavano in molti) e ultimo quello di Danilo Coppola. Il mio sito era un sito on line ( come accertato dalla polizia postale di Catania, ndr)  non aggiornato periodicamente, ma solo quando c’erano dei materiali che ritenevo fondati e rilevanti.

 

 Alla notizia di questa sentenza, in molti, hanno ipotizzato che siano state le tante verità raccontate in questo blog d’inchiesta ad aver portato all’ oscuramento e oggi a questa sentenza….

 

Si, in molti ipotizzano questo. Io non dico questo, non spetta a me, non mi permetto. Io dico solo che questa sentenza non è grave per me, nonostante influisca sulla mia fedina penale, ritenendomi a tutti gli effetti autore di un crimine,  ma per tutti. Crea un precedente gravissimo che non si era mai verificato sino ad oggi in Italia e direi nemmeno in Europa. Sono cose che si vedono sempre in altri Paesi…non certo qui.

 

PRECEDENTI E COMMENTI

 

Nessuno precedente.  L’unica sentenza che ha sanzionato un blog non per il fatto di esistere ma per il reato di diffamazione era stata quella emessa dal Tribunale di  Aosta (Sentenza 553 del 26 maggio 2006) e creando scalpore e malumore. La materia, va da se, è giuridicamente complessa ma un dato è chiaro, l’Articolo 21 della Costituzione  e la stessa Legge sull’editoria (previo rispetto della Legge sul diritto d’autore) consentono la libera espressione nella Rete. Della sentenza che stabilisce un precedente in materia di libertà di espressione on line  si sono occupati solo il quotidiano La Stampa e il portale Articolo21.info  e Giuseppe Giulietti afferma: “Non siamo abituati  a commentare le sentenze ma non vogliamo che questa resti avvolta nell’ombra perchè riguarda l’articolo21 della Costituzione e la libertà della rete, in un momento tra l’altro particolarmente delicato per l’informazione, in cui si decreta il carcere per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni che non rietrano in quelle consentite“.

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