La rassegna della settimana
IL CASO INTERCETTAZIONI.
Sparare alto per colpire il bersaglio. Una pratica in cui eccelle il Pdl. Sui giornali è tracciata la parabola del disegno di legge sulle intercettazioni, cavallo di battaglia del premier Berlusconi. Dal divieto assoluto di intercettazioni, con le prime proteste dei magistrati (Corsera 1 e 2 e Unità, 8 giugno). Il 9 giugno inizia il balletto delle dichiarazioni: Veltroni rompe il clima buonista e la Lega esce allo scoperto sul nodo corruzione, si scatena la caccia al processo impossibile senza le cimici (Calciopoli su tutti) e le toghe salgono sulle barricate, ma insieme ai dalemiani aprono alla necessità di una regolamentazione (Corsera 1 – 2 – 3 e 4 e Unità). Il 10 giugno è Alfano a scuotere il Paese: mezz’Italia è sotto controllo. Con l’appoggio indiretto di Violante, che bacchetta gli ex colleghi della magistratura per le carte passate sottobanco ai giornalisti (Corsera). Segue l’11 la puntuale uscita del Quirinale sulle larghe intese, con replica piccata del pm Spataro al pieddino Violante (Corsera 1 – 2). Il 12 giugno è il giorno del giallo decreto: il governo avrebbe provato la forzatura per accelerare sulla riforma, salvo poi minimizzare parlando di un refuso nel testo, con le nuove esternazioni di Napolitano (Unità). Il 13 giugno, il giorno del sì del Cdm al ddl sicurezza, sulla stampa sono anticipati i nodi della riforma: 5 anni ai pm che violano il segreto, 3 ai giornalisti che li diffondono, multe salatissime, tetto dei dieci anni, esclusi mafia, terrorismo, non identificati reati di allarme sociale e, ed è questa la novità imposta dalla Lega, i reati contro la pubblica amministrazione. A cose fatte, Veltroni è tornato ad attaccare, all’indomani della strage di operai a Mineo: la questione intercettazioni non è una priorità, si pensi ai lavoratori. Un’uscita che probabilmente non farà cambiare idea all’Economist. L’impietoso settimanale d’Oltremanica ha liquidato senza appello la svolta “britannica” della politica italiana: più che un governo ombra c’è un’opposizione fantasma. Anche Travaglio ha voluto dire la sua, con la solita fermezza: questo è un vero colpo di mano (Unità e Corsera).
ANTIMAFIA COL TRUCCO?
È Left a lanciare l’allarme. Nel numero del 13 giugno il settimanale rivela l’esistenza di un’anomalia nel decreto sicurezza, che rischierebbe di inficiare la validità delle norme antimafia relative alle confische patrimoniali. Una notizia bomba dopo il numero dedicato alla Telecamorra (Left, 6 e 13 giugno).
RIFIUTI
Sarà certamente il tormentone estivo. Napoli e la Campania sepolte dai rifiuti (Mattino, 13 giugno), il balletto sulle discariche, la militarizzazione dei siti, le promesse governative. Intanto, dalla Germania arriva l’eco di un piccolo giallo: un convoglio di rifiuti esportati è rimasto bloccato per ore ad Amburgo per via della presunta presenza di scorie radioattive, un allarme poi rientrato (Avvenire, 7 giugno). Casalesi sempre nel mirino, ma anche i politici sarebbero coinvolti nel traffico di scorie tossiche provenienti dal Nord, come rivela Rosaria Capacchione (Mattino, 8 e 12 giugno). Spuntano fuori la mappa delle discariche di rifiuti tossici a Pianura e la lista nera delle aziende incriminate (Mattino, 7 giugno). Ma anche un’inchiesta sui Veleni a Macchia Soprana e una perizia che svela il rischi crolli nella discarica di Chiaiano (Mattino 1 – 2, 13 giugno). A chiudere il cerchio un puntuale reportage “Nell’inferno delle discariche di camorra” del solito Toni Mira (Avvenire, 12 giugno). Sul fronte istituzionale si registrano le dichiarazioni dei governi: Veltroni a Casal di Principe pronostica la sconfitta della camorra, mentre Berlusconi azzarda promettendo la chiusura dell’emergenza Napoli entro luglio (Mattino e Unità, 8 giugno). Tiene banco poi il nodo della superprocura, un organismo giudiziario regionale previsto dal decreto rifiuti (Mattino, Corsera e Avvenire, 9 e 10 giugno). Infine, il caso rifiuti rischia di globalizzarsi: allarme rosso anche in Calabria (Quotidiano, 12 giugno).
CACCIA AL CLANDESTINO
Una giornata campale quella del 7 giugno. Una giornata funerea: 13 migranti annegano nel viaggio della speranza tra la Libia e la Sicilia, nemmeno la bibbia li salva (Corsera e Unità). Nel frattempo l’Italia prosegue sulla strada dell’intolleranza. Le proposte governative sul reato di clandestinità e sull’espulsione delle prostitute fanno inalberare i magistrati ed esplodere piccoli focolai di resistenza all’interno del Pdl (Corsera). I Rom rischiano la diaspora: nuovi sgomberi a Roma e Milano (Corsera, Unità 1 – 2). Voci di sdegno tra gli intellettuali per le schedature (Liberazione 1 – 2). L’ennesima strage in mare non frena la Lega, che continua a invocare il reato di clandestinità (Corsera, 8 giugno). I Rom e Sinti scendono in piazza, in allegria (Liberazione e Unità).
IN ITALIA
Le ennesime morti sul lavoro fanno breccia sulle prime pagine dei giornali. In sei morti abbracciati in fondo a un depuratore in provincia di Catania. Due di loro erano clandestini. La questione sicurezza si allarga (Unità 12 giugno). Dal Sud al Nord, è scandalo sanità a Milano, per la clinica degli orrori, un’inchiesta destinata ad allargarsi (Corsera, 13 giugno). Appalti truccati a Perugia, 35 arresti (Avvenire, 13 giugno). È svolta nel caso De Magistri. Mentre l’inchiesta Why not passa nelle mani di Curcio, che ha sostituito il collega anche in Poseidone, a Salerno è indagato l’ex pg Favi, accusato di aver ostacolato De Magistris, un vero e proprio “complotto di toghe e politici” (Corsera e Quotidiano della Calabria, 9, 11 e 13 giugno). Gomorra fa discutere: la Iervolino insiste con il buonismo partenopeo e Baricco boccia Saviano preferendogli il regista Matteo Garrone (Mattino e Corsera, 12 giugno). Infine, un esempio di giornalismo e di libera editoria: il quotidiano del calciatore Cristiano Lucarelli, il Corriere di Livorno, ha pubblicato il nome di 300 massoni emersi in un’inchiesta sul traffico turistico portuale (Corsera, 7 giugno).
CAMPANIA
Allarme dai gip: siamo pochi, processi a rischio (Mattino, 12 giugno), paura per l’imprenditore che conferma in aula le accuse ai clan e non ha la scorta (Mattino, 11 giugno), un passo in avanti dello Stato con l’arresto del boss Fabbrocino (11 giugno) e uno della società civile a Casale (9 giugno). Ma il clima resta avvelenato e ad avere la peggio è una coppia di ragazi gay, pestati a sangue sul treno (Mattino, 7 giugno).
CALABRIA
Scorre il sangue di un innocente a Melito, in provincia di Reggio Calabria. Le cronache raccontano di un agguato con vittima accidentale un bimbo di quattro anni (Quotidiano, 10 giugno). In procura, mentre si attende l’arrivo di un altro big palermitano come Prestipino, il neo capo Pignatone fa il punto sullo stato della regione (Quotidiano, 10 e 11 giugno). Colpi dello Stato nel crotonese, con il sequestro di diversi milioni ripuliti in Svizzera. E a Cosenza, con lo scacco alla banca della ‘ndrangheta gestita dal clan Cicero (Gazzetta del Sud e Quotidiano, 10 e 12 giugno). Infine, torna in cella il pentitone, il Buscetta della Calabria, il più importante collaboratore della ‘ndrangheta, Giacomo Ubaldo Lauro. La gola profonda reggina è stata determinante nel processone Olimpia, nell’inchiesta sull’omicidio di Vico Ligato e sui legami mafia-neofascismo dietro la strage di Gioia Tauro del luglio ’70 (a quasi 40 anni di distanza la Cassazione ha dato un volto ai mandati e agli autori di quello che è definito uno dei primi atti della strategia della tensione). Secondo i magistrati romani, però, Lauro avrebbe ripreso amicizie pericolose, violando i domiciliari (Gazzetta del Sud).
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