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“Colpiamo i patrimoni delle mafie internazionali!”

Di Umberto di Maggio il . Internazionale

“E’ necessario dare maggiore impulso alle indagini della magistratura, anche a livello europeo, creando le condizioni per una sana e più efficace gestione sociale dei beni confiscati alle criminalità organizzate”. Queste le riflessioni conclusive del seminario “From confiscated estate mafias’ property to social integration” (Dai beni confiscati alle mafie all’integrazione sociale) organizzato da Libera e Terra del Fuoco nell’ambito del programma “Flare” a cui era presente anche il commissario straordinario del governo per i beni confiscati, Antonio Maruccia.
Un seminario, tra i tanti in programma per la giornata, che ha visto anche il susseguirsi di testimonianze dirette dei soci delle cooperative di “Libera Terra” che in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania gestiscono patrimoni strappati a Cosa Nostra, alla ‘Ndrangheta, alla Camorra e alla Sacra Corona Unita.
Molti gli spunti di riflessione e di valutazione all’attuale sistema legislativo: la necessità di una più efficace normativa comunitaria di prevenzione e repressione, l’aggressione dei patrimoni mafiosi anche fuori dal contesto italiano, l’esigenza di maggiori impulsi alle forze investigative e della magistratura, il bisogno di ridurre i tempi che intercorrono dalla confisca all’assegnazione.
Sul palco dell’agorà tematica si sono susseguiti anche le testimonianze di operatori internazionali che hanno sperimentato, in Svezia come in Austria, forme di integrazione e recupero sociale di fasce deboli tramite forme di cooperazione e di economia sostenibile.
A conclusione del dibattito è emersa l’esigenza che l’operato preventivo e repressivo della magistratura e delle forze dell’ordine debba essere accompagnato e supportato da un movimento sociale che stimoli una moderna visione della legalità che passi dai concetti di democrazia partecipata e di promozione dei diritti.
Quegli stessi diritti che le mafie, al sud come al nord, dentro e fuori i confini nazionali, negano metodicamente impedendo alle forze sane delle nostre società di costruire i propri percorsi di cittadinanza.

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