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Confische nel casertano, parla Maruccia

Di Pietro Nardiello il . Campania, Interviste e persone

Dott. Maruccia, Lei definisce
confortanti i segnali positivi che giungono dalla provincia di Caserta
e ad essi guarda con ottimismo. Ci spiega perché?

Perché c’è una società
civile che esprime realtà come l’Osservatorio sui beni confiscati,
il Comitato “Don Peppe Diana”, la Facoltà di Architettura di Aversa
che sul sistema dei beni confiscati  ha promosso un’inziativa
mettendo a disposizione studenti e laureandi da impiegare per il tirocinio
proprio presso i comuni. Tutte realtà, quindi, che fungono da stimolo
alle istituzioni che su questo tema cercano di mobilitarsi attraverso
sistemi e modelli di amministrazione che ovviamente non superano le
difficoltà che la normativa vigente, oramai datata, fa emergere.
 
 

Nel nuovo disegno di legge
“sulla sicurezza” in che modo si affronta la questione
“Beni confiscati”?

Si tratta di una norma che
attribuisce la competenza per l’assegnazione dei beni confiscati
alle Prefetture togliendola alle Agenzie del Demanio. Proprio su quest’aspetto
l’ufficio del Commissario, istituito da poco più di sei mesi, ha
attivato una modalità di azione che punta proprio sulle Prefetture
per superare quelle criticità che si presentano in questo settore.
Un lavoro che ci ha consentito di raccogliere, pochi, ma buoni frutti
visto che già 40 beni, su circa 300, occupati abusivamente nelle regioni
meridionali dai vecchi proprietari, sono stati  liberati. Un segnale,
questo, senz’altro importante.
 

In che modo il Suo ufficio
potrà interagire con l’azione dell’associazione
“Libera” e con l’impegno profuso da
“Articolo 21”?
 

Continueremo a  promuovere
la massima diffusione proprio della cultura sull’uso sociale del bene
confiscato sia presso i cittadini che presso le istituzioni cercando
di convincere, proprio quest’ultime, ad investire denaro pubblico
perché i beni sottratti alla criminalità organizzata rappresentano
non solo un alto valore simbolico di riaffermazione della sovranità
dello Stato ma anche, ed è questa la sfida che le istituzioni nel loro
complesso dovranno affrontare, per un’occasione di sviluppo e di lavoro
per le comunità locali.
 

La provincia di Caserta
occupa il quarto posto della graduatoria nazionale per numero di beni
confiscati. Purtroppo nemmeno una trentina
di essi risultano utilizzati. Ci troviamo dinanzi ad un dato abbastanza
allarmante.

Non conoscendo nello specifico
i numeri ai quali Lei fa riferimento posso dire che tutto questo riflette
una situazione di carattere generale dove, purtroppo, le diverse criticità 
bloccano l’utilizzo dei beni.  Dall’esistenza di ipoteche,
pro quota, che impediscono l’applicazione dell’iter procedurale
alle difficoltà di carattere normativo fino a giungere, poi, alla mancanza
di risorse finanziarie. Accanto a tutto questo, invece, si aggiungono
anche delle lentezze e delle inadeguatezze delle amministrazioni locali.
 
 

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