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Confiscati beni per 7 milioni a un imprenditore dell’Agrigentino

Di Giuseppe La Rocca il . Dai territori, Sicilia

Beni per circa sette milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Palermo all’imprenditore Diego Ficarra, 52 anni, di Canicattì (Agrigento).  Il Maxisequestro eseguito all’ interno dell’ operazione denominata “Summit”, è il risultato di una indagine patrimoniale delegata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento finalizzata ad aggredire il patrimonio illecitamente acquisito.

 

Diego Ficarra e il padre Vincenzo erano stati arrestati il 29 marzo 2004, dalla Squadra mobile di Agrigento, nell’ambito dell’operazione denominata “Alta mafia”, la cui inchiesta mise in evidenza l’intreccio tra mafia, politica e imprenditoria nell’agrigentino. L’8 gennaio 2007, la Corte d’appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza di primo grado del Gup, ha assolto Diego Ficarra dall’accusa di associazione mafiosa, confermando la condanna al padre Vincenzo, che è detenuto. Il Tribunale di Agrigento ha motivato la confisca rilevando, sulla base delle indagini svolte dalla Dia “la sproporzione tra il valore dei beni posseduti, dei redditi dichiarati e l’attività svolta”.

 

I beni confiscati sono terreni e fabbricati siti nei comuni di Palermo, Agrigento, Canicattì e Serradifalco, quote sociali delle concessionarie di autovetture Ford e Peugeot di Agrigento, un’azienda agricola a Serradifalco, che si occupa di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e derivati, beni aziendali di un’impresa agricola individuale di Canicattì e conti correnti, depositi a risparmio esistenti negli istituti di credito italiani. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Agrigento, e’ la conclusione di un iter processuale che nel febbraio del 2007 aveva determinato un sequestro anticipato di beni mobili ed immobili.

 

Un importante risultato quello messo a segno dagli organi investigativi che conferma ancora una volta il turbamento dei processi economici in Sicilia ad opera della criminalità organizzata di Stampo mafioso. Ma un risultato importante perché colpisce il cuore degli interessi economici e degli intrecci tra mafia, economia illecita con la confisca di beni che saranno riutilizzati dallo Stato per riportare la legalità in quei territori dove di fatto la presenza delle istituzioni era ostacolata.

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