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A S.Maria Capua Vetere. si “occupano” i beni confiscati: farsa o impegno civile?

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

       I giovani di Terra di Lavoro non
conoscono quali sono i beni confiscati alla criminalità organizzata
presenti nel proprio territorio, nonostante ci troviamo ad operare in
una provincia, quella casertana, che occupa un onorevole quarto posto
della graduatoria nazionale che vede primeggiare nell’ordine
Palermo, Reggio Calabria e Napoli.

Qui su 377 beni solo 193 risultano
destinati e appena una trentina utilizzati ma tante, però, sono le
vicende emblematiche che contraddistinguono questi patrimoni che lo
Stato è finalmente riuscito a sottrarre alle forze criminali. Il
riutilizzo sociale dei beni confiscati, così come previsto dalla
legge 109 del ’96, sembra sia un argomento che una rappresentanza
trasversale della politica continua a non annotare nella propria
agenda vanificando, così, gli sforzi e le azioni dall’alto valore
civile e professionale profusi dal coordinamento casertano
dell’Associazione Libera e dall’Osservatorio Provinciale sui beni
confiscati.

Nell’ambito del progetto “Scuole
Aperte: Scuole Laboratori di Pace” gli alunni delle scuole
superiori della provincia hanno visitato alcuni beni confiscati
presenti ne “le terre di Don Peppe Diana” che nessuno gli aveva
mai indicato come oggetto di un patrimonio illegale. Questo perché,
e non ci stancheremo mai di sottolinearlo, dove la criminalità
organizzata è così fortemente radicata in ogni sub strato della
società civile diventa quasi impossibile discutere di impegno civile
e di lotta quotidiana non solo nei confronti della forza militare ma
anche, o soprattutto, di quella economica dei clan.

Per questi motivi lo scorso sabato, a
S.Maria Capua Vetere, gli studenti delle scuole superiori si sono
resi protagonisti di un’occupazione simbolica di Palazzo Teti, uno
storico edificio sottratto al patrimonio illegale dell’ex vice
sindaco democristiano Nicola Di Muro. Un’operazione di qualità, ma
da queste parti l’esperienza politica e sociale dei “Ragazzi di
Locri” è lontana anni luce e in tanti potrebbero confonderla con
quella televisiva de “gli amici” di Maria De Filippi anche perché
nulla, o quasi, è stato investito, per far crescere le risorse umane
ed intelletuali affinché si potesse semplicemente pensare di
costruire comunità alternative alla camorra.

Nulla di straordinario, dunque, perché
l’encomiabile iniziativa non è figlia dell’impegno politico ma
scaturisce, invece, da abili manovre ordite da consiglieri comunali
di maggioranza e opposizione che hanno preferito utilizzare la
freschezza degli studenti comunque ignari che gli stessi promotori
dell’iniziativa continuano indifferentemente a sedere tra i banchi
comunali, e adesso siamo alla seconda legislatura, proprio con Biagio
Di Muro figlio di quel Nicola a cui palazzo Teti ed altri quattro
appartamenti furono definitivamente confiscati nel lontano ’96 e
che, ad oggi, risultano ancora inutilizzati. Una battaglia per la
legalità che scaturisce solamente dopo la nascita di forti dissidi
verificatisi nella maggioranza di governo spaccata al suo interno, a
seguito delle dimissioni proprio del vice sindaco Di Muro, e che ha
visto il passaggio di alcuni rappresentanti dell’opposizione tra i
banchi del governo.

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