NEWS

Da Casal di Principe e’ iniziato l’attacco al cuore dello Stato

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

    La strategia è fin troppo chiara e,
semmai qualcuno avesse potuto alimentare ancora qualche dubbio,
l’assassinio del collaboratore di giustizia Michele Orsi, avvenuto a
Casal di Principe, si pone come un suggello definitivo su quanto è in
atto non solo a Casale ma ben oltre la Provincia casertana. Il clan dei
Casalesi ha sferrato un preciso attacco al cuore dello Stato con
omicidi ed azioni di stampo terroristico orientate all’eliminazione di
ogni possibile oppositore e alla diretta o indiretta intimidazione
della cittadinanza attiva. La sentenza di secondo grado del processo
“Spartacus ” si avvicina e le figure storiche del clan Francesco,
Sandokan, Schiavone, Francesco Bidognetti, entrambi in carcere, alle
quali si aggiungono i latitanti Michele Zagaria e Antonio Iovine hanno
paura delle condanne definitive e, prendendo atto come l’azione
intimidatoria che in principio avevano pensato non ha sortito alcun
effetto, ricordiamo proprio le minacce rivolte alla giornalista Rosaria
Capacchione, al pm Raffaele Cantone e allo scrittore Roberto Saviano
contenute nella lettera letta nell’aula del tribunale napoletano da un
avvocato difensore proprio durante lo svolgimento del processo, hanno
deciso di innalzare i toni dello scontro dando luogo ad una serie di
omicidi per far comprendere come, nonostante l’azione repressiva messa
in atto dalle forze dell’ordine e gli slogan ripetuti in occasione di
ogni particolare manifestazione proprio dai rappresentanti dello Stato,
il territorio sia ancora sotto il loro pieno controllo.

L’omicidio di Michele Orsi, che avrebbe dovuto comparire davanti ai
giudici proprio giovedì prossimo per riferire su trame illecite sul
traffico dei rifiuti in Campania, giudizio che vede coinvolto anche
l’ex ministro della commissione di vigilanza Rai Mario Landolfi, si
aggiunge a quelli di Umbero Bidognetti, padre del collaboratore di
giustizia Domenico, dell’imprenditore Domenico Noviello che aveva
denunciato e fatto arrestare i propri estorsori alcuni anni fa e al
ferimento, avvenuto a meno di ventiquattr’ore di distanza a Villaricca,
un paese del napoletano, della venticinquenne Francesca Carrino, nipote
della collaboratrice Anna e compagna di vita di Francesco Bidognetti,
nota oramai alle cronache nazionali per aver pubblicamente preso le
distanze nei confronti del clan e che sta aiutando i giudici inquirenti
a chiarire molti retroscena inquietanti.
Se a ciò aggiungiamo anche
la distruzione dell’azienda di materassi con un incendo doloso
dell’imprenditore Pietro Russo, presidente dell’associazione antiracket
di S.Maria C.V., e della lettera di Angela Pagano, vedova di Umberto e
madre del collaboratore Domenico, con la quale ha invitato proprio
quest’ultimo a terminare la via del pentitismo, si comprende come il
tutto sia il frutto di una strategia studiata a tavolino con la quale
si vuole instaurare un clima di terrore che crei dei contraccolpi anche
tra gli inquirenti che, da un po di tempo, si stanno dedicando,
giustamente, soprattutto ad un’azione di contrasto nei confronti degli
enormi patrimoni illecitamente accumulati da questa forza criminale e
alla ricerca dei due latitanti Iovine e Zagaria il cui eventuale
arresto, “potrebbe mettere in discussione addirittura il futuro
dell’organizzazione”.

La Commissione Parlamentare antimafia uscente, con la sua relazione
conclusiva, aveva indicato come l’apparente calma non doveva trarre in
inganno e di come la strategia “chirurgica, fino ad allora adottata dal
clan, “caratterizzata da un bassissimo livello di omicidi e di
violenza, si sarebbe potuta evolvere con gravi fatti di sangue”.
Ma
anche quest’analisi, così come tutte quelle meritevoli di
considerazione, sembra aver stimolato solo alcuni addetti ai lavori e
per nulla preoccupato la rappresentanza politica che continua a
considerare, o preferisce farlo, la malavita casertana un fenomeno
folkloristico locale che va semplicemente contenuto così come in
passato è avvenuto a Napoli per il contrabbando. Nessun seguito sembra
aver avuto, anche l’indicazione che si legge sempre nella medesima
relazione della Commissione, sulla “strana compravendita di terreni
avvenuta nella zona di Villa Literno successivamente affittati al
Commissariato di Governo per il ricovero provvisorio di ecoballe da
parte di soggetti che sono risultati, in molti casi, imparentati ad
esponenti del clan”.

A conclusione di ciò va aggiunto che la giornata del primo giugno
si sarebbe dovuta ressere una giornata di riflessione dedicata ai
testimoni di giustizia che hanno deciso di lottare, in silenzio, in
favore di quei principi che hanno ispirato i Padri costituenti
sessant’anni fa quando, finalmente, anche questo Paese iniziò ad essere
regolato da una Costituzione democratica. Una tappa di avvicinamento
alla festa del due giugno che aveva visto l’arrivo a Casal di
Principe di una delegazione di Libera Piemonte che insieme al
coordinamento casertano rappresentato da Valerio Taglione, al comitato
“Don Peppe Diana” voleva offire la propria solidarietà ai collaboratori
di giustizia. “Una festa” alla quale avevano preso parte, raccontando
le propria storia, anche Bruno Piazzese e Pino Mascari, e che tale non
è potuta essere perché proprio qualche istante dopo l’omicidio di Orsi,
nel ristorante dove si stava concludendo l’incontro si è precipitata
una rappresentanza delle forze dell’ordine che ha invitato tutti i
commensali ad abbandonare il luogo perché da quel momento, queste sono
state le serafiche parole, “non poteva essere garantita loro nessuna
sicurezza”.

Oramai è chiaro che per questo territorio, per l’intera regione
Campania non servono solo analisi ma azioni concrete per estirpare
definitivamente un cancro in metastasi, che ha irrimediabilmente
coinvolto una rappresentanza trasversale di tutta la Società. Non
possiamo più accettare e giustificare l’impotenza di uno Stato incapace
di assicurare l’incolumità ai propri cittadini e che li invita, così
com’è successo alle delegazioni dell’associazione Libera, ad
abbandonare un luogo del Paese proprio come se ci si trovasse su uno
scenario di guerra ritornando così indietro di sessant’anni.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link