‘Ndrangheta, holding da 44 miliardi di euro
Una organizzazione criminale forte, in ascesa, capace di fatturare
miliardi di euro e di proiettarsi, pur mantenendo un grande radicamento
locale, nei più ampi scenari nazionali, europei e internazionali. La
presentazione del rapporto Eurispes “’Ndrangheta Holding”, avvenuta
quest’oggi a Roma presso la Federazione Nazionale della Stampa con la
partecipazione dei magistrati Vincenzo Macrì e Mario Spagnolo, il presidente
di Eurispes Gian Maria Fara e il presidente di Eurispes Calabria Raffaele
Rio, ha fornito dati concreti all’analisi dello status della criminalità
organizzata calabrese.
L’interesse da parte della Fnsi di ospitare la presentazione del
dossier , in precedenza prevista a Cosenza, ricalca la dimensione
nazionale e internazionale assunta dalla ‘Ndrangheta e la necessità,
dunque, di delocalizzare un fenomeno, spesso trascurato e trattato in
maniera superficiale. Il presidente del sindacato dei giornalisti, Roberto
Natale, aprendo la conferenza, ricorda la necessità, da parte dei media,
di dare maggior spazio alle vicende riguardanti la criminalità organizzata,
spesso surclassata da vicende di cronaca infinitamente meno influenti
sulla società ma che godono della quasi totalità degli spazi mediatici.
Gian Maria Fara presenta il dossier ponendo l’accento sulla grande
potenza dell’holding ‘Ndrangheta, sempre più forte e impermeabile data
la sua struttura rigidamente familistica, capace di creare un giro di
affari quantificabili intorno ai 44 miliardi di euro. Numeri da capogiro,
il 2,9% del Pil italiano, uguale alla somma dei Pil di due Stati Europei
come Estonia e Slovenia, una stima, comunque, per difetto come precisa
Raffaele Rio, curatore del rapporto.
Il dottor Rio ripartisce i proventi dell’Ndrangheta, indicando nella
droga (oltre il 60%, 27,2 miliardi di euro) il maggior campo di azione
delle ‘ndrine, poi impegnate nel settore imprenditoriale (proventi per
5,7 miliardi), nell’usura (5 miliardi) nelle armi (2,9 miliardi) e nel
settore della prostituzione (2,8 miliardi). La ricerca Eurispes oltre
a fornire dati interessanti sui proventi economici focalizza anche sulla
percezione di un fenomeno criminale così pervasivo, da parte della
popolazione che ha visto negli ultimi sette anni 202 omicidi di ‘ndrangheta.
«Per la popolazione campione le cause del grande potenza acquisita
dalle ‘ndrine deriverebbe dalle pene comminate, ritenute poco severe
– dice Rio – dalle scarcerazioni facili e dalle scarse risorse nelle
mani di inquirenti e forze di polizia».
«Dal rapporto emerge chiara la presenza di zone – continua Raffaele
Rio – più permeabili come Reggio, Catanzaro e Crotone, quest’ultima
a grave rischio “guerra” anche in seguito alla grande militarizzazione
che la ‘Ndrangheta sta portando avanti in questo periodo». Lotte intestine
per il controllo di Interessi economici enormi assicurati da una proiezione
internazionale soprattutto nel campo degli stupefacenti.
Per Vincenzo Macrì la necessità primaria è quella di «rendere
nazionale un problema da molti considerato locale», in quanto le vicende
di ‘Ndrangheta «interessano l’assetto economico e democratico dell’intera
nazione Italia» anche se, nota il magistrato antimafia calabrese, purtroppo
è un dato di fatto che «la ‘ndrangheta non sia ai primi posti dell’agenda
politica». Gli allarmi principali che Macrì rilancia sono quelli di
un radicale ripensamento di strategie di contrasto, specie in tema di
droga e beni confiscati, per colpire alla radice il problema senza agire
tardivamente e in maniera largamente insufficiente (tra il 5 e il 10
% del totale la droga sequestrata, solo 300 milioni di euro l’ammontare
dei beni confiscati alle ‘ndrine). Altro settore da tenere sotto grande
controllo è quello delle imprese, altamente penetrate dalle cosche
e suscettibili, in tempi di “Ponte sullo Stretto” di fiutare nuovi
affari.
Il procuratore della Dda di Catanzaro, Mario Spagnolo, sottolinea
il grande potere nelle mani delle ‘ndrine e insiste su un particolare
agghiacciante: la tendenza della ‘Ndrangheta di mutare da usurpatrice
dell’economia legale a vera e propria erogatrice di servizi. Svolta
che ne garantirebbe una disastrosa legittimazione. E inoltre, l’insidia,
dice Spagnolo «di vedere aziende avvicinate dalle ‘ndrine che partendo
dal racket non mirano alla morte finanziaria delle aziende ma ad impossessarsi
delle stese». Un nemico subdolo che ricicla se stesso e si infiltra
nei poteri economici, politici e finanziari dell’Italia intera.
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