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Racket nel casertano, risponde Tano Grasso

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

Nel casertano, a Santa Maria Capua Vetere, qualche giorno fa l’incendio alla ditta di Pietro Russo, poi l’assassinio a Castel Volturno di Domenico Noviello, due commercianti che non si sono piegati al racket. Ne parliamo con Tano Grasso.

Dott. Grasso qualche giorno
fa l’incendio alla ditta di Pietro Russo, poi l’assassinio a Castel
Volturno di Domenico Noviello, due commercianti che non si sono piegati
al racket. Ma cosa stà succedendo in questo territorio?
 

Un’escaletion violenta, una
vera e propria azione di lotta nei confronti dello Stato che da qualche
anno  sta compiendo contro la criminalità organizzata un’azione
repressiva nuova e precisa. Questo è un momento di difficoltà per
il clan dei casalesi anche se questo territorio rimane un’area difficile
per certi aspetti anche più di quella napoletana.
 

L’incendio alla ditta
di pietro Russo diventa, quindi, un’azione simbolica.
 

Un’azione dimostratrice affinchè
non emergessero dubbi. Russo è un commerciante che in solitudine ha
trovato la forza di rivolgersi alle forze dell’ordine e di denunciare
9 affiliati al clan dei casalesi successivamente condannati per estorsione.
 

Adesso cosa bisogna fare? 

Ci dev’essere una reazione
di noi Società Civile che dobbiamo trovare la forza di dire che la
nostra reazione nei confronti della criminalità è del tutto inadeguata.
Ed infine capire quale deve essere la parte che dovrà recitare lo Stato
che deve far sentire la sua presenza con un impegno massimo e risolutivo.
E’ proprio questo il momento per far crescere anche qui l’Associazione
Antiracket perché anche questa sera, come possiamo notare, i commercianti
presenti sono pochissimi.
 

Lei parla di territorio
difficile.

Credo bisogna considerare la
provincia di Caserta, così come in passato è avvenuto per la Calabria,
l’area di maggiore emergenza. Nei prossimi giorni chiederò al Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano una presa di posizione forte ed
inequivocabile.  
Questo modo di operare dei casalesi mi ricorda tanto quello dei corleonesi
che cercavano ad ogni costo lo scontro violento. Purtroppo la camorra
non appare solamente un sistema criminale ed economico ma, soprattuto
in quest’area, sempre più modello culturale.

Se questi episodi, l’incendio
e l’assassinio, fossero accaduti in alcune zone della Sicilia sicuramente
avremmo assistito ad un’attenzione mediatica del tutto differente
e non ci sarebbe stata nemmeno una reazione popolare così debole. Non
bastano un libro né un film perché entrambi potrebbero diventare l’alibi
per la cattiva coscienza di questo territorio.
 

A seguito di quest’attentato
i cinque operai dell’azienda non hanno più un lavoro.

La sfida da vincire è rappresentata
dall’immediata apertura di quest’attività questo, sicuramente,
potrebbe apparire come un segnale di incoraggiamento.
 

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