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Ciro «’o sindaco» e i ragazzi anti-rom. «A proteggervi ci pensiamo noi»

Di Marco Imarisio* il . Campania, Dai territori

«Cercate qualcuno?». Come il ritornello di una canzone, sempre uguale a
se stesso. «A chi cercate? ». In via De Meis, poi la quinta a destra. È
una strada larga un paio di metri al massimo, sovrastata ai lati da una
muratura in pietra. L’unica via di accesso, un percorso obbligato in
leggera salita. Le prime vedette siedono su una panchina all’imbocco
della strada. Dopo trenta metri arriva uno scooter, lo guida un adulto
dalla faccia torva. Bussa al finestrino.

«Cercate qualcuno?».
No, per carità, soltanto un’occhiata in giro. «Non è il caso. Tornate
indietro». Rione De Gasperi è una roccaforte, distante nemmeno un
chilometro dai campi rom bruciati due giorni fa. A prima vista, un
alveare di case popolari, risalenti ad epoche diverse, tutte
comunicanti tra loro grazie a balconate comuni e posticce, dove vivono
compresse duemila persone. Un rione con pochi negozi, dove ci si trova
in due piazze che non sono tali, sia quella delle «case rosse» che
l’altra sono degli slarghi dall’aspetto vagamente circolare, intasati
di auto. L’ufficio dei Vigili urbani è abbandonato da decenni, un
rudere che adesso serve come deposito di monnezza.

Un anziano
che si regge su un bastone si produce in una variazione sul tema,
questa volta involontaria: «Cercate gli incendiari? Siete nel posto
giusto». Indica una scala dalla quale si accede ad una piccola corte. È
lì, dice, che vive il fratello minore di Ciro Sarno, « ‘o sindaco » di
Ponticelli. Il vecchio sorride malizioso, e si allontana. Una signora,
dal balcone: «Loro sì che ce l’hanno risolto, chisto problema dei Rom».
Due giorni dopo, quel che è successo è ancora più chiaro. «Qui le ronde
hanno funzionato davvero» dice la signora mentre ritira i panni messi a
stendere. Anche la Polizia è convinta che quella dei moti spontanei sia
stata un’illusione ottica. La camorra ha sicuramente cavalcato la
rabbia dei residenti, ma i clan, che qui si identificano
sostanzialmente con i Sarno, avevano qualcosa da dimostrare e anche da
farsi perdonare.

All’inizio di maggio, su Repubblica era uscito
un articolo che raccontava come i rom della zona pagassero il pizzo
alla camorra, una sorta di tassa di soggiorno per vivere a Ponticelli.
La storia era finita anche sul telegiornale, ripresa da altri
quotidiani locali. In molti avevano protestato: «Noi vogliamo mandarli
via e voi invece ci fate sopra gli affari?». L’odio per i rom è così
diventato il volano per ribadire concetti essenziali, gli stessi
ripetuti dalla signora al balcone. La rivolta è stata guidata dalle
donne, madri e figlie, quasi tutte incensurate, per ridurre i rischi di
arresto. Poi sono arrivati i ragazzi in motorino con molotov e taniche
di benzina a completare il lavoro. Il messaggio, dicono in questura, è
stato chiaro: «A proteggervi ci pensiamo noi».
E’ per questo che le apparenze sgarrupate di Rione De Gasperi possono ingannare.

Qui
le cose funzionano bene. Le sue strade sono sorvegliate in modo
meticoloso, gli appartamenti popolari vengono assegnati secondo un
criterio ben definito, nonostante l’assenza totale di Vigili e Polizia
non c’è nessuna lamentela degli abitanti. A governare però non è lo
Stato, del quale non c’è la minima traccia. Questo è il vero regno dei
Sarno, dinastia criminale radicatissima sul territorio, passata
sostanzialmente indenne attraverso un paio di guerre intestine.
L’ultima cominciò proprio sul marciapiede che fino all’altro ieri
delimitava il campo nomadi di via Argine. Era il 25 aprile 1998,
un’autobomba fece saltare in aria la Lancia Delta di un fedelissimo del
clan.

«Chi cercate?». Rione De Gasperi è una proprietà privata
sul suolo pubblico, una sovranità illegale, accettata e riconosciuta da
quegli abitanti che inveivano contro i rom invocando legge e giustizia.
Anche se ha perso un piccolo business, la camorra se ne farà una
ragione. I terreni liberati dai campi nomadi fanno parte del piano di
recupero urbano. A Ponticelli sta per arrivare un finanziamento
pubblico da sette milioni di euro, i lavori devono cominciare entro
agosto. L’obiettivo del piano è «la trasformazione dell’area da
espansione periferica a centro urbano, per esaltare i caratteri
dell’abitare nel verde e a misura umana».

* tratto da il Corrriere della Sera

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