La rassegna stampa (12 – 16 maggio)
Il caso Travaglio tiene banco e
monopolizza l’informazione sui temi della giustizia. Se non altro
perché la polemica vede tra i protagonisti prime firme del giornalismo
italiano e dei maggiori organi di stampa. Sott’accusa le picconate
del garibaldino Marco, reo di aver infangato il buon nome del presidente
del Senato, intervenendo alla trasmissione Che tempo che fa di Fabio
Fazio. Travaglio si difende dicendo di aver edotto gli spettatori sulle
frequentazioni mafiose della seconda carica dello Stato al tempo di
Villabate, tra l’altro narrando solo una parte dei fatti, già enunciati
nel suo ultimo libro e raccontati da altri giornalisti. In un caso,
un cronista dell’Espresso è stato citato da Schifani per aver scritto
delle medesime vicende, assolto da giudice perché il servizio risulta
veritiero. Segue scontro furibondo tra il giovane giornalista-scrittore
e il vecchio Giuseppe D’Avanzo, vice-direttore di Repubblica (il quotidiano
ha tra i suoi contrattualizzati lo stesso cronista torinese). Uno scontro
a colpi di morale, deontologia, uso strumentale dei fatti, uso politico
delle notizie, maestri del giornalismo
tirati per la giacca, intercettazioni e fonti ben informate scandagliate
per colpire l’avversario. Travaglio rischia di finire vittima del
suo stesso metodo: l’accusa è di aver accettato una vacanza pagata
da un boss siciliano. Esistono le dichiarazioni del mafioso, ma esisterebbero
anche le tracce del pagamento a mezzo carta di credito intestata a Travaglio
. Il lettore, che nella vicenda è ben poco padrone, avrà modo di farsi
un’opinione.
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