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4. Dal paese “cerniera” con un occhio alla politica

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Sicilia

 Scende dalle montagne la nuova mafia del comprensorio del longano e arriva proprio da un paesino, Novara di Sicilia, tradizionalmente legato agli equilibri politico affaristici di quell’aria. Borgo fra i più belli d’Italia, storica residenza dei feudatari più ricchi della provincia, cittadina dal ridente passato e dal silenzioso presente, Novara di Sicilia si trova al centro delle cronache più inaspettate quelle che parlano di mafia, racket, estorsione e persino di un omicidio.  I tre anni di indagini dei Ros sono la radiografia inappellabile di un sodalizio criminale cresciuto soprattutto tenendo d’occhio affari e politica dei comuni di  Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari, poiché ritenute dalla mafia zone di snodo per appalti redditizi. Sullo sfondo, Novara di Sicilia, zona di contenimento, paese cerniera, fra Mazzarrà Sant’Andrea e Francavilla di Sicilia, sede di altri lucrosi affari che hanno nel comprensorio di Taormina – Giardini Naxos il loro terminale più intrigante.  

 

Affascinante borgo di pietra, pochi abitanti, una piazza, alcune attività commerciali, qualche sagra doc, molti emigranti. Novara, insomma fra folklore e cultura – come sottolinea il boss “ha pochi affari che le ruotano intorno”, tanto che alle amministrative del 2007 Calabrese garantì l’appoggio ad una lista, poi non eletta e corrispondente all’attuale minoranza comunale, pare solo per questioni di prestigio.  Tindaro Calabrese, sempre secondo i Ros, si era mosso invece con grande interesse come gestore di voti durante le stesse elezioni 2007, nei Comuni di Furnari e Mazzarrà Sant’Andrea tanto che un filone dell’inchiesta Vivaio è proprio dedicata all’attività politica del Calabrese. Novità in questa direzione emergeranno dalle indagini sui 30 indagati a piede libero che l’operazione Vivaio ha coinvolto e su tutti quelli che coinvolgerà nelle prossime settimane.

 

A Novara di Sicilia non si muove una foglia, non si spara, non ci sono affari interessanti in ballo (eccezion fatta per i fondi europei in arrivo, destinati proprio alla ricostruzione post dissesto idrogeologico della frazione San Marco, quella di nascita del boss). Si registrano talvolta sgarri fra allevatori, intere mandrie squarciate o fatte scomparire (denunce quasi zero, i conti si regolano evidentemente fra conoscenti) e presunti traffici di droga ai quali lo stesso boss emergente non avrebbe consentito di proliferare. Cosa c’è dietro questa contenuta gestione degli affari illeciti della zona? Come altri paesi dei nebrodi, Novara è  un terreno ombra nel quale far transitare affari più consistenti, indire riunioni e risolvere questioni delicate senza attirare l’attenzione di polizia e carabinieri. Una piccola oasi nella quale neppure lo spaccio di droga doveva incrementarsi troppo, per non dare all’occhio.

 

Ancora una volta le montagne dei Nebrodi al confine con i Peloritani sono teatro di un silenzio innaturale, sono zone franche che consentono collegamenti fra i diversi versanti politico – mafiosi dell’Isola. Dall’inizio dell’operazione dei Ros nei bar e nelle viuzze strette che si inerpicano per il centro storico del Paese solo commenti sfuggenti; molti sapevano ma in pochi avrebbero potuto immaginare che la mafia a Novara giocasse in casa.

 

L’operazione Vivaio imbarazza ma è soprattutto una bomba ad orologeria: altri nomi potrebbero saltare fuori e nel frattempo, per non sbilanciarsi, in Paese il ritratto del boss è ora quello di un malcapitato ora di uno incastrato.

Un equivoco insomma, in fondo di Sicilia si tratta. Dietro c’è probabilmente la consapevolezza che se l’operazione andrà avanti, senza arenarsi, Novara di Sicilia potrebbe scoprire di quali segreti è depositario un paese cerniera quando a comandare è Cosa nostra. In fondo, di mafia si tratta. (FINE)

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