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‘Ndrangheta, politico udc in cella. La guerra tra i Rugolo e i Crea

Di Alessio Magro il . Calabria, Dai territori

Il triangolo si chiude. Al vertice economico l’imprenditore Nino Princi, a quello criminale Domenico Rugolo (presunto capobastone di Castellace), al vertice politico Pasquale Inzitari, esponente dell’Udc. Una famiglia di ‘ndrangheta, da quanto emerge dall’inchiesta “Saline” della Dda di Reggio, attiva nella Piana di Gioia Tauro e sul versante aspromontano della provincia reggina (ma non solo). Dei tre arresti ordinati dalla procura antimafia, solo due sono stati eseguiti: Vincenzo Romeo è riuscito a sfuggire al blitz di questa mattina. Per Princi non sono scattate le manette per via delle gravissime condizioni di salute in cui versa dopo l’attentato subito lo scorso 26 aprile.

Arresti annunciati. L’operazione conferma le notizie trapelate subito dopo l’esplosione dell’autobomba che ha mutilato l’imprenditore reggino (è in coma farmacologico, senza braccia e gambe, privo di vista e udito). La Dda di Reggio stava per arrestare Princi, con l’accusa di concorso esterno e riciclaggio, con il coinvolgimento di Inzitari e Rugolo. Una richiesta, maturata dopo l’omicidio di Rocco Molè, potente boss della Piana, ferma per due mesi negli uffici del gip e sbloccata solo ora.

La guerra incombente. Il procuratore aggiunto di Palmi, Bruno Giordano, e il pm dell’ antimafia reggina Roberto Di Palma, insieme alla Dia dello Stretto, con la supervisione di Roberto Pennisi (Dna), hanno scavato nelle fratture della cosca Piromalli-Molè, evidenti con l’omicidio dello scorso febbraio. Equilibri saltati, con il pericolo incombente di una terza guerra di ‘ndrangheta. È questa la chiave di lettura: gli affari degli arrestati avrebbero scatenato la reazione delle cosche gioiesi e dei Crea di Rizziconi.

Indagini a rilento. Un arresto annunciato, dunque, quello di Inzitari, candidato al secondo posto in Calabria nelle fila del partito di Pier Ferdinando Casini. Annunciato e arrivato “in ritardo”, secondo il procuratore nazionale antimafia, per via delle incombenti elezioni politiche. Piero Grasso ha dichiarato che “forse non si è voluta dare l’idea di interferire sul voto”,  ma “l’operazione di questa mattina fatta in precedenza avrebbe sicuramente evitato l’autobomba che ha dilaniato l’imprenditore Antonino Princi”.

Associazione mafiosa. Inzitari è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, mentre per gli altri si ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni, al riciclaggio di denaro e alle infiltrazioni negli appalti. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per oltre 15 milioni di euro tra cui otto società di capitali (sono già stati nominati i commissari), sedici conto correnti bancari e undici beni immobili.

La famiglia. Non solo il vincolo degli affari tra gli arrestati, ma legami di sangue, una caratteristica propria delle ‘ndrine. Princi è sposato con una figlia di Domenico Rugolo. Romeo è a sua volta genero di Rugolo, mentre Inzitari è cognato di Princi. Una fitta ragnatela che si estende: la famiglia Rugolo è in parentela diretta con i Mammoliti di Castellace (frazione di Oppido Mamertina), cosca alleata agli Alvaro di Sinopoli. Tra i Mammoliti figura un pentito eccellente: Saro Mammoliti.

Il terzo livello. Un ruolo centrale ha ovviamente Inzitari. Oltre all’attività politica di primo piano, è anche socio del centro commerciale ”Porto degli Ulivi” di Rizziconi (nella Piana di Gioia Tauro), uno dei
piu’ grandi del Mezzogiorno. L’ex consigliere provinciale reggino è stato intervistato di recente dal Tgr Calabria, all’indomani dell’attentato: “Siamo molto amareggiati – ha aggiunto Inzitari – perche’ siamo persone che hanno sempre lavorato. Mio cognato ha una storia che
non puo’ essere cancellata da nessuno. Una storia di lavoratore onesto che ha portato avanti la propria famiglia con tanti sacrifici”.

Interviene l’Udc. La segreteria nazionale dell’Udc ha confermato “piena fiducia nella magistratura”, ha deciso di sospenderlo immediatamente in via cautelativa e ha auspicato “che la giustizia faccia il suo corso rapidamente e con il massimo scrupolo”.

Holding criminale. Il megastore “porto degli Ulivi” è al centro dell’inchiesta. L’insediamento era stato voluto dalla societa’ Devin, costituita da Pasquale Inzitari (assieme ad altri due soci) che dall’estate dello scorso anno è controllata al 100 per cento dalla Credit Suiss. Il valore della struttura commerciale è pari a 11 milioni e seicentomila euro. Il 16% di questo valore è rientrato in Italia sotto forma di denaro liquido per un importo di due milioni ed 800mila euro che sono stati depositati in una banca del gruppo Deutsche Bank e riconducibili a Princi e Rugolo. Soldi che sono stati rintracciati e sequestrati dalla Dia e dalla Dda di Reggio.

L’affare Ogr. La mente finanziaria di questo fiume di denaro – secondo la Dia di Reggio – sarebbe Antonino Princi, ex azionista di riferimento del Catanzaro calcio dei primi anni 2000. La holding Rugolo-Princi aveva tentato di mettere la mani sullo stabilimento Ogr (Officine grandi riparazioni) delle Ferrovie di Saline Ioniche (da qui il nome dato all’operazione) quando venne decisa la dismissione e la vendita dell’ennesima cattedrale nel deserto realizzata in Calabria. Ma quell’operazione fallì.

La variante. Da vicesindaco di Rizziconi, Inzitari fece approvare in una riunione di giunta da lui presieduta (approfittando dell’assenza del primo cittadino) una variante d’uso di terreni su cui sorse il centro commerciale Porto degli Ulivi. L’episodio risale all’estate 2000, tre giorni più tardi il consiglio dei ministri sciolse l’amministrazione per infiltrazione mafiosa.

I sospetti. Nel corso della conferenza stampa sull’operazione, il procuratore capo di Reggio Giuseppe Pignatone ha precisato che “in ballo ci sono somme ingenti per le quali e’ stato accertato anche l’interessamento di uomini politici”.

Scontro tra cosche. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli imprenditori De Marte, Vasta, Inzitari e la società Devin spa hanno subito richieste estorsive da parte di esponenti della cosca Crea durante la costruzione del centro commerciale. In risposta sono stati chiamati i Rugolo e i già precari rapporti tra le due cosche finiscono di incrinarsi fino alla rottura definitiva.

Ancora veleni. Ad aggravare il clima di tensione che si respira alla procura di Reggio, arriva  un’inchiesta per la fuga di notizie, registrata subito dopo l’attentato a Princi e relativa alle indagini in corso sull’imprenditore.

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