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La rassegna stampa della settimana

Di Stefano Fantino il . Rassegne

Da Torre Annunziata a Castelvolturno. Una scia di sangue ha
insanguinato questa settimana la Campania. Nel mirino sono i finiti alcuni
parenti di pentiti: a Torre il fratello di un collaboratore di giustizia, nel
casertano il padre. Pasquale Nasto è il secondo fratello di Aniello, 32 anni, a
perire sotto il colpi del clan. Il gemello era stato ucciso a dicembre.
Pasquale aveva rifiutato il piano di protezione, dopo il pentimento del
fratello, facente parte dello storico clan torrese dei Gionta e già proficuo
collaboratore della Dda sugli spostamenti di potere e le faide legate all’hinterland
napoletano («Vendetta, ucciso un altro fratello del pentito») da sempre
importanti snodi di interesse per la camorra (leggi approfondimento su Il
Mattino
): al centro della faida attuale il controllo dello spaccio. Sugli
omicidi una pesante omertà, nessuno aiuto da parte dei testimoni che hanno
assistito all’agguato (leggi):

A Castelvoturno ucciso il padre di Domenico Bidognetti,
pentito ed ex capoclan, noto per aver recentemento maledetto la cosca e la
camorra in una lettera aperta. Umberto Bidognetti, 69 anni, è stato ucciso nell’azienda
bufalina dove lavorava con tredici colpi («Messaggio al boss pentito, ucciso il
padre
»
e leggi anche su Avvenire e Corriere della Sera). Una delle mosse
intimidatorie che i Casalesi stanno mettendo in atto per limitare azioni di
pentiti, magistrati e giornalisti (leggi articolo di Rosaria Capacchione sul
Mattino): per i magistrati approvato un piano speciale del prefetto che blinda
7 pm antimafia (leggi su Il Mattino).

Nel frattempo in Calabria tre boss sono scarcerati per decorrenza
dei termini di custodia cautelare, su decisione del tribunale di Catanzaro. Il
Ministro Scotti ha incaricato gli ispettori di attuare una rapida verifica
(leggi), mentre in Sicilia la pop art destinata al latitante
Messina Denaro è stata soppiantata da alcuni manifesti di Falcone e Borsellino
(vedi). Una risposta dell’antimafia, per ricordare chi è morto per lottare
contro le mafie, come i giornalisti uccisi ricordati pubblicamente sabato in
Campidoglio con l’omaggio delle massime istituzioni (leggi su Avvenire).

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