Tornano gli anni bui a Taranto?
In venti giorni tre agguati. Il 2 aprile al rione Paolo VI, Osvaldo Mappa viene investito da una pioggia di proiettili sotto casa in via Liberazione. Il 3 aprile al rione Salinella è toccato a Pietro Mariano raggiunto da due colpi di pistola al torace all’interno della sua pizzeria. Il 28 sera in via Cesare Battisti Andrea Tardiota viene affiancato da una moto con a bordo due persone, partono diversi colpi di pistola. Due proiettili lo raggiungono all’addome. Osvaldo Mappa morirà dopo diciotto giorni di agonia, Andrea Tardiota verte in condizioni gravissime all’ospedale Santissima Annunziata e Pietro Mariano è in ospedale in prognosi riservata.
Alcuni dettagli lasciano presagire il tentativo della malavita locale di riorganizzare le fila dopo i duri colpi subiti negli anni passati.
Osvaldo Mappa, 41 anni, soprannominato negli anni ’90 “Uomo – mitra”, era il killer del clan Perelli, una organizzazione criminale sanguinaria, contrapposta a quella capeggiata dalla famiglia Martinese. Una volta incastrato dalle indagini dei Carabinieri decise di collaborare ed ammise delitti gravissimi. In particolare si addebitò quattro omicidi, tra questi anche quello dell’agente di Polizia penitenziaria Carmelo Magli, compiuto il 17 novembre del 1994 a colpi di mitraglietta mentre tornava a casa. Condannato a 23 anni di reclusione, sentenza che la Cassazione annullò per rideterminare la pena, iniziò a collaborare con la giustizia, ma non fu inserito nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia a causa di alcune violazioni. Era, quindi, tornato nel suo rione dove scontava gli arresti domiciliari. Il 2 aprile mentre è a cena con la madre citofonano all’abitazione, lui si affaccia fuori dall’uscio di casa al primo piano, tre proiettili lo raggiungono all’addome, la madre Nicoletta Axo, di 64 anni viene colpita a una coscia. Sull’agguato indaga la Procura antimafia di Lecce. Il movente, secondo gli inquirenti, sarebbe da ricercare in uno sgarro commesso negli ambienti della malavita.
Pietro Mariano, 38 anni, insieme a Egidio Vinzi fu coimputato in un vecchio delitto di mafia, risalente al 1992. In quell’occasione, i due, a quel tempo diciottenni, avrebbero fatto da palo ai killer entrati in azione alla Salinella. I due in seguito scelgono strade differenti. Mariano, infatti, aveva cambiato vita e si era messo a gestire una pizzeria. Discorso diverso, evidentemente per Egidio Vinzi. Il 3 aprile è proprio Egidio Vinzi a fare irruzione a volto scoperto nella pizzeria di Pietro Mariano. Sono le 21:30, il locale è pieno di clienti. Spara contro quattro colpi di pistola, di cui due lo hanno raggiunto alla spalla ed alla coscia destra. Poi fugge via. A inchiodarlo saranno le telecamere a circuito chiuso posizionate fuori dalla pizzeria. Il giudice per le indagini preliminari, Pio Guarna, ha disposto la misura della custodia cautelare, richiesta dal pubblico ministero Di Giorgio. Nei prossimi giorni Vinzi, che è assistito dall’avvocato Nicola Cervellera, sarà nuovamente interrogato dagli inquirenti. Il gip non ha convalidato per lui il fermo, ma ha disposto la misura cautelare in carcere, alla luce degli elementi raccolti dagli inquirenti
Andrea Tardiota, 18 anni, qualche precedente penale alle spalle, è stato colpito per motivi ancora sconosciuti. Si parla di un litigio “per la viabilità”.
Probabilmente se così fosse questo sarebbe il dato più preoccupante che emerge dalle tre storie. Taranto ha vissuto tra gli anni ’80 e ’90 un periodo estremamente violento. Anni in cui la malavita faceva il bello e il cattivo tempo. C’erano tra i dieci e i venti morti l’anno e intorno il silenzio, la paura e la rassegnazione. La cultura della violenza si diffondeva in tutti gli strati della città. La mafia agiva a volto scoperto in modo spietato e crudele.
E soprattutto si sparava anche per una semplice discussione in mezzo alla strada.
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