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Romagna criminale, la mappa delle cosche

Di Alessio Magro il . Altre regioni, Calabria, Dai territori

Romagna criminale. Agiscono al riparo dai riflettori, senza dare nell’occhio. Ma anche nel Centro-Italia le mafie trafficano e riciclano, fanno affari e guerre tra clan, droga e usura. Camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta, insieme alle mafie straniere, soprattutto i russi, grandi investitori sulla costa dei divertimenti.

Non stupisce gli investigatori la scoperta del patrimonio della cosca di Pasquale Condello, secondo gli inquirenti gestito dall’imprenditore di Cesena Alfredo Ionetti. Cinquanta milioni di euro, provento degli affari del Supremo, leader della ‘ndrangheta reggina. Si legge nell’ultima relazione della Dna che nella regione occorre “registrare la crescente importanza, da un lato, di nuovi processi di aggregazione criminale di origine straniera e, dall’altro lato, soprattutto, di allarmanti fenomeni di infiltrazione mafiosa nell’economia legale”.

Lo schema è comune a tutti i clan: infiltrazione economica e mimetizzazione, estorsione e usura, ma sempre di più investimenti nell’economia legale attraverso imprenditori di fiducia, per mettere le mani sugli appalti e riciclare il denaro sporco. Sullo sfondo, il grande traffico delle droghe, la prostituzione e il gioco d’azzardo.

Dopo i Casalesi, sono le ‘ndrine della Calabria a tenere banco. Nel Reggiano è storica la presenza dei clan di Cutro e Isola Capo Rizzuto (anni 80-90), a Parma si muovono le cosche legate alle consorelle in Lombardia, sulla costa riminese sempre i crotonesi e i reggini, grandi importatori di coca e riciclatori. A Modena sono stati arrestati in tempi recenti alcuni latitanti di indubbio spessore criminale, tra i quali Giuseppe Barbaro di Platì, Francesco Muto di Cetaro (CS), Giuseppe Mollace dei Cordì di Locri e, da ultimo, Giuseppe Cariati della cosca egemone dei comuni di Cirò e Cirò Marina. Reggio Emilia è anche teatro della faida crotonese: da un lato gli Arena-Dragone e dall’altro gli affiliati al gruppo di Grande-Aracri.

Altro dato: nel Riminese – cosi come a Bologna, Forlì e Ravenna – è fiorente il gioco d’azzardo, in mano alle organizzazioni calabresi. Infine, come emerge dalle indagini delle Dda di Bologna e Catanzaro, da segnalare “allarmanti fenomeni di riciclaggio – si legge ancora nell’ultima relazione della Dna – nella zona
di Forlì ed attraverso imprese aventi sede in San Marino dei capitali illeciti di un gruppo malavitoso calabrese”.

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