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In Romagna il tesoro dei Condello

Di redazione il . Altre regioni, Calabria, Dai territori

Dalla Calabria alla Romagna, la supercosca dello Stretto perde pezzi. Per il Supremo della ‘ndrangheta sono dolori: dopo l’arresto arriva l’ennesimo maxi-sequestro ordinato dal Tribunale reggino: beni per 50 milioni riconducibili a Pasquale Condello, capo del  cartello criminale egemone a Reggio Calabria. Società, fabbricati, macchinari industriali, auto private, e poi ancora villette e capannoni, box e locali tra Cesena, Roma e Reggio Calabria. E come è ovvio ingenti patrimoni finanziari: 53 rapporti di conto corrente, polizze assicurative, dossier titoli, fondi di investimento, rapporti di portafoglio per un valore di oltre 10 milioni di euro.
Dietro il blitz due elementi di grande rilevanza. Primo, il peso assunto dal pentito Paolo Iannò, ex braccio destro del mammasantissima. Anche la Calabria ha la sua una “gola profonda”, nonostante il ritornello ufficiale sull’impenetrabilità delle ‘ndrine. Secondo, le pesanti infiltrazioni in Emilia Romagna: a gestire il patrimonio del Supremo l’imprenditore Alfredo Ionetti, di 75 anni, reggino trasferito da anni a Cesena. In base alle indagini della Dia calabrese, Ionetti sarebbe il cassiere della cosca Condello, dietro la copertura di una società di acquisto e vendita di mezzi ad uso industriale e commerciale, rimorchi, accessori e pezzi di ricambio.

Nel 2006 Ionetti è coinvolto nell’operazione Vertice insieme ad altri 32 presunti sodali della cosca Condello, ex primula rossa della mafia calabrese, sorpreso nei mesi scorsi in un appartamento alla periferia del capoluogo. L’accusa è di associazione finalizzata all’estorsione, imposta anche sugli appalti pubblici attraverso quote o forniture di materiali. Inoltre, Ionetti è indagato per favoreggiamento alla latitanza di Condello e per l’attività di prestanome e riciclaggio. Per delineare il ruolo del contabile del Supremo sono determinanti le rivelazioni del pentito Iannò: “Curatore, cassiere e riciclatore”, come ha detto già nel 2002.

La presenza dei Condello in Emilia Romagna desta allarme: un fiume di denaro sporco è piovuto nel cuore dell’Italia. Da reinvestire in attività illecite, nell’usura e nella droga. Ma anche nell’economia legale. In entrambi i casi, a farne le spese sono le imprese pulite: concorrenza sleale, racket e inquinamento dell’economia. E sul litorale anche la ‘ndrangheta festeggia: grandi numeri dallo spaccio di cocaina.

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