12 giugno 2003, la giustizia non si ferma
Ogni anno nella provincia di Taranto cresce il numero delle vittime sul lavoro: nove morti nel 2003, sette nel 2004, diciassette nel 2005, quattordici nel 2006, dieci nel 2007 e due nel 2008 (dati INAIL).
Dal ’93 ad oggi più di quaranta sono stati i morti nella sola ILVA, il più grande polo siderurgico italiano, con 14 mila operai e oltre 10 mila lavoratori in appalto all’interno del complesso. Altrettanto preoccupante è il numero dei feriti: solo nel 2004, secondo l’Associazione TarantoViva erano stati 360 al mese, 4315 in un anno. L’ ILVA inoltre detiene il primato nazionale ed europeo di emissione di diossina. Il polo siderurgico, con il suo presidente Emilio Riva è sotto accusa per la morte di Paolo Franco, schiacciato da una gru insieme a Pasquale D’Ettorre. La famiglia D’Ettorre non si è però costituita parte civile nel processo perchè un altro figlio lavora ancora nello stabilimento.
Il padre di Paolo, Angelo Franco ha invece fondato un’associazione, intitolata “Associazione 12 giugno 2003” data di quella tragica morte che ha segnato l’inizio di una grande ondata di decessi di giovani entrati all’Ilva negli ultimi anni. L’associazone oggi conta 53 soci tra vedove, orfani e genitori delle vittime dell’ILVA. Abbiamo parlato con il presidente, Cosimo Semeraro, che per quarant’anni ha lavorato all’ILVA, e oggi soffre di asbestosi da amianto, come tanti suoi colleghi in pensione.
Insieme a lui ci siamo chiesti se a Taranto la vita valga meno di un posto di lavoro fisso e perchè. Non si può morire per il profitto, sostiene Cosimo Semeraro, ma all’ILVA questa sembra l’unica logica che valga. Le norme di sicurezza sono garantite solo sulla carta, ma la realtà è che la gente continua a morire giorno dopo giorno. Chi denuncia i numerosi rischi all’interno della fabbrica viene licenziato e chi tace rischia di morire. Il lavoro all’ILVA è una questione ereditaria, passa di padre in figlio, dando luogo ad un circolo vizioso che difficilmente può spezzarsi, perchè trovare lavoro a Taranto, così come nel sud Italia in generale, è difficile. Occorre poi considerare i numerosi interessi che ruotano attorno al polo siderurgico. Forse proprio a causa di questi interessi l’istanza intentata dai familiari di Domenico Mele, morto nel 1998, dopo una prima condanna, si è conclusa con la prescrizione del reato. Ed è ancora per questo, forse, che i familiari di Paolo Franco, tra i numerosi rinvii, ancora aspettano che sia fatta giustizia.
Il ruolo che l’Associazione svolge è di supporto ai familiari delle vittime, sia da un punto di vista burocratico, mettendo a disposizione numerosi avvocati che lavorano gratuitamente, sia da un punto di vista morale, affinchè non si sentano soli in questa battaglia. L’Associazione sta organizzando per il 12 giugno a Taranto la giornata della memoria delle vittime del lavoro, a cui Cosimo Semeraro spera parteciperà anche il Presidente della Repubblica.
Chi voglia partecipare potrà contattare il presidente di “Associazione 12 giugno 2003” al numero:
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