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Beni confiscati, firmato un nuovo protocollo

Di Anna Foti il . Calabria

Duecentoventuno beni confiscati alla ‘Ndrangheta destinati a 36 comuni della provincia di Reggio Calabria. Venti milioni di euro stanziati dalla Regione Calabria per la loro effettiva riutilizzazione. Un altro significativo passo in avanti, nel contrasto alla criminalità organizzata, compiuto in sinergia tra Governo, Demanio, Prefettura, Associazione Nazionale Comuni, Provincia, Regione e società Italia Lavoro, rappresentati rispettivamente da Luisa Latella, vice commissario straordinario di Governo per i Beni confiscati, Elisabetta Spitz, direttore generale del Demanio, Antonio Musolino, prefetto di Reggio Calabria, Salvatore Perugini, presidente regionale dell’Anci, Giuseppe Morabito, presidente dell’amministrazione provinciale di Reggio Calabria, Giuseppe Fragomeni, direttore generale della presidenza della Regione Calabria, Natale Forlani, amministratore delegato del Italia Lavoro s.p.a. I rappresentanti delle varie istituzioni, stamane presso la sede dell’Ufficio Territoriale del Governo, hanno sottoscritto un nuovo protocollo che ufficializza una concertata sinergia per restituire alla collettività beni accumulati dalla ‘Ndrangheta con attività illecite. Lo scopo, come sottolineato dal padrone di casa il prefetto Antonio Musolino, è infatti quello di dare piena attuazione alla legge 109 del 1996 dedicata al riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia come strumento di aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati e affermazione della legalità. Il pacchetto comprende 98 beni immobili (ville e appartamenti), 19 box e altre pertinenze, 19 fabbricati, 21 locali, 64 terreni. I comuni coinvolti, tra cui anche quello di Reggio Calabria (19 beni immobili), sono distribuiti sul litorale Ionico e Tirrenico con punte di concentrazioni rispettivamente a Grotteria e Locri (18 beni confiscati) e a Rosario (16 beni confiscati) e Platì (30 beni confiscati).”La confisca e il riutilizzo dei beni rappresentano un momento centrale nella lotta alla criminalità poiché costituiscono una vera e propria delegittimazione del potere mafioso sul territorio”, così Luisa Latella, vice commissario straordinario di Governo per i Beni confiscati, ha commentato la stipula del protocollo. Un nuovo progetto territoriale, dopo i quattro avviati lo scorso anno a Roma, Napoli, Palermo e nella stessa città di Reggio Calabria, che conferma la validità e l’efficacia dello strumento del protocollo e della sinergia istituzionalmente multi – livello – cosiddetta governance – ai fini del superamento delle criticità legate alla confisca, ai lunghi tempi di permanenza in gestione del demanio e all’effettivo riutilizzo dei beni. Tra queste problematicità, la più diffusa è la carenza di fondi per fronteggiare lo stato di degrado e di abbandono, reale ostacolo al riutilizzo, dei beni rimasti intrappolati nei lunghi iter giudiziari. Nota caratteristica dell’odierno protocollo, infatti, è la previsione di uno stanziamento pari a 20 milioni di euro che la regione Calabria ha riservato al recupero e alla riqualificazione dei beni destinati oggi. Un risultato significativo dal momento che la destinazione di questo sostanzioso pacchetto di beni alla provincia di Reggio Calabria, capofila di regione per numero di beni confiscati insistenti sul proprio territorio, consente al numero dei beni calabresi in gestione al Demanio di scendere da 450 a poco più di 200. Sulla complessità della procedura che contraddistingue l’iter di confisca e riutilizzazione si è soffermata anche Elisabetta Spitz, direttore generale del Demanio la quale ha confermato un impegno che proseguirà anche in una fase determinante del monitoraggio fino all’utilizzazione finale del bene oggetto di destinazione all’ente locale. “La funzione del Demanio – ha sottolineatola Elisabetta Spitz  – non è solo quella di valorizzare i beni pubblici ma anche quella di tutelare i beni confiscati attraverso la messa in sicurezza e la manutenzione”. Questi ultimi due punti si rivelano cruciali dal momento che ad essi sono legate le difficoltà più ricorrenti. Se, dunque, è vero che la situazione relativa a questi beni migliora in relazione alla fase della destinazione agli enti locali, diminuendo il divario tra beni confiscati (8137) e beni destinati (4446), ancora molto rimane da lavorare in relazione alle fasi successive dell’assegnazione e della riutilizzazione. La regione Calabria si è dotata, in questo senso, di due strumenti legislativi che la pongono come riferimento degli enti locali che non hanno autonomamente risorse per il ripristino del bene destinato. Di ciò l’odierno protocollo è un incoraggiante esempio.

(strill.it – 31/3/2008)

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