NEWS

2. Prima ipotesi: l’uranio impoverito

Di Natya Migliori il . Dai territori, Sicilia

25pt;”>A Lentini si
indaga, dunque. Indagano le autorità sanitarie, indaga la magistratura. Si cerca, ma solo
adesso, dopo vent’anni di morti, di capire. Si indaga però non
grazie all’interessamento dei politici locali o all’attenzione della stampa
isolana, bensì grazie a chi dalla tragedia della morte di un figlio è stato
colpito direttamente. E a chi non vuole più vedere dei bambini morire perché
nessuno fa nulla. «Nel mese di
dicembre del 2005 -racconta l’avvocato Santi Terranova, professionista fra i
più in vista del luogo, ormai dedito quasi a tempo pieno alla causa lentinese-
si sono verificati  nel giro di pochi
giorni due morti di due ragazzi per leucemia. Dopo poche settimane morì anche
un’altra ragazzina.

Questa situazione,
che suscitò scalpore a Lentini, mi spinse a prenderne atto in maniera ufficiale
e a presentare successivamente un esposto alla Procura di Siracusa. Ho chiuso lo studio
per un mese e, con l’aiuto di esperti e medici, sono riuscito ad assemblare
tutto il materiale che oggi è in mano ai magistrati». Una denuncia,quella
in mano al procuratore di Siracusa Roberto Campisi, che la magistratura sta
seguendo scrupolosamente, ma che profila ipotesi sconcertanti.

Forse troppo per
quel fazzoletto di terra e agrumi.

 «Grazie all’ausilio
di persone competenti –continua l’avvocato- questa mia primissima indagine ha
sentito di escludere, almeno per la stragrande maggioranza delle famiglie
colpite da questo fenomeno, il fattore ereditario ed altre possibili cause
determinanti. Rimaneva una
possibile spiegazione, per quanto inquietante e apparentemente assurda:
l’esposizione alle radiazioni da parte delle vittime». 

Ed è effettivamente così? Ci sono tracce di radiazioni
a Lentini? E se sì, da dove vengono? Dove andarle a cercare?

 «Le mie indagini
–afferma il legale- sono partite proprio da queste domande. E sono giunte ad
una risposta più che plausibile. A Lentini si è
sempre parlato di un aereo della base di Sigonella precipitato nel 1984. Di quest’incidente,
che fino a un anno e mezzo fa da molti era considerato quasi una leggenda
metropolitana, nulla si sapeva. Non si è mai saputo quali siano state le cause
e, soprattutto, che cosa trasportasse l’aereo. Grazie alle
ricerche condotte con il dottor Elio Insirello, oggi in commissione di
indagine, siamo venuti a conoscenza del fatto che, come è riscontrabile anche
dalle stesse riviste americane, quegli aerei erano zavorrati di barre di uranio
impoverito».

«Il dato più
allarmante per Lentini –mi conferma Elio Insirello, biologo e consulente
tecnico per la Procura della Repubblica di Siracusa sul caso Lentini- è senz’altro la
caduta del Quadrigetto C141B “Starlifter
dell’US Air Force precipitato in Contrada San Demetrio il 12 luglio del 1984. Ai tempi
dell’incidente infatti le leggi italiane consentivano agli aerei cargo
l’utilizzo di contrappesi fissi e mobili in uranio impoverito nelle fusoliere
(oltre che nelle ali) e tali contrappesi 
erano esenti da obblighi di denuncia alle autorità competenti».

Ma come è possibile che le leggi italiane consentissero
il transito di un metallo così dannoso per la salute?

 «Questa legge
-spiega il biologo- aveva la sua logica nel fatto che l’uranio impoverito se
non viene incendiato è quasi inerte e abbondantemente al di sotto dei limiti di
pericolosità per quanto concerne agenti radioattivi. Adesso le leggi
italiane hanno dismesso l’utilizzo di questo materiale, sostituito con il
tungsteno, ma il problema fino a questo momento è stato assolutamente ignorato
e sta di fatto che per anni i nostri cieli sono stati solcati da aerei
americani e quant’altro imbottiti di centinaia di chili di uranio impoverito. Alla luce di tutto
questo mi sono chiesto se e in che misura quell’incidente abbia potuto incidere
sulle patologie di Lentini. Il problema va
ancora scandagliato, ma c’è la reale possibilità che l’uranio impoverito
incendiatosi in seguito all’impatto abbia la sua incidenza e questa possibilità
deve esser presa nella giusta considerazione.

Gli effetti
dell’uranio bruciato sono compatibili non solo con l’insorgere della malattia
(e la cronaca mondiale ci fornisce diversi esempi in tal senso, basti pensare
al Kosovo) ma anche con la
data in cui è stato registrato il drastico aumento delle patologie leucemiche,
circa dieci anni dopo, esattamente il tempo stimato per il manifestarsi dei
sintomi. Più i giorni
passano, insomma, più ci rendiamo conto che i casi di leucemia a Lentini
sembrano legati all’uranio impoverito. Ho chiesto con
forza alle autorità politiche e istituzionali italiane e alla magistratura di
ottenere una risposta ufficiale dagli USA sull’esatta quantità di uranio
contenuta nell’aereo caduto nell’84 per poter stimare il danno reale. Purtroppo si tratta
di elementi mobili che servono a controbilanciare di volta in volta il carico
trasportato dagli aerei e per questo motivo è impossibile risalire
semplicemente dal modello alla quantità di metallo caricato nella struttura. Ma fino a questo
momento non abbiamo avuto esiti. Sull’incidente è stata posta dagli americani
una pesante coltre di silenzio». Tutti elementi che
stanno facendo assumere alla leggenda metropolitana sempre più il carattere di
verosimiglianza. Ma che
quell’incidente sia avvenuto e che nell’impatto il cargo abbia realmente preso
fuoco lo dimostrano anche delle foto scattate al momento dell’incidente da un
testimone oculare. «Mi trovavo a circa
200 metri dal luogo dell’incidente -ricorda con dovizia di particolari Alfio De
Luca, ex reporter lentinese- ed erano le 12,30 circa.

Si sentì
chiaramente il rumore assordante di un aereo che precipitava. Vedendo l’impatto
e le fiamme presi la macchina fotografica e corsi sul luogo dell’incidente. Ebbi il tempo di
fare sei o sette foto. Subito arrivarono gli americani che bloccarono tutta
l’area gridando “zona militare”, allontanando e minacciando con i fucili chi
era accorso per prestare aiuto. Nel frattempo
arrivarono anche i carabinieri, a cui fu affidato l’unico servizio di non far
transitare nessun mezzo in quella zona. Fui costretto a
fuggire perché un soldato cercò di sequestrarmi la macchina. Nascosi la macchina
fotografica, scappai e dopo il dissequestro della zona, dopo circa 40 giorni,
andai a recuperarla sviluppando le poche immagini che riuscii a scattare. Le foto sono adesso
in mano ai magistrati». «Grazie ai pareri
degli esperti e alle testimonianze -è ancora Santi Terranova- questa prima
ipotesi, ha assunto una grande importanza per le indagini ed è la direzione
verso cui la Procura di Siracusa sta indirizzando il maggiore sforzo
operativo».
 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link