La mafia spiegata ai turisti
Che cos’ è la mafia? Quando è nata? Esisterà sempre? C’è una mafia “buona” e una “cattiva” ? Essa ha davvero una ramificazione internazionale? Quali danni causa? Come è possibile riconoscere un mafioso? E così via con molteplici altre analoghe domande. Sono gli interrogativi che, spesso, lo straniero che mette piede in Sicilia si pone.
A tali questioni ha voluto rispondere Augusto Cavadi con un suo pamphlet (uscito in sei lingue: italiano, tedesco, inglese, spagnolo, francese e giapponese): “La mafia spiegata ai turisti”, Trapani, Di Girolamo Editore, 2008. Scrive l’autore: “Arrivano spesso dei sociologi, dei giornalisti o dei semplici visitatori che chiedono di incontrare dei Siciliani per discutere in modo più approfondito del fenomeno mafioso. (…). Sulla mafia, in effetti, i pregiudizi e i luoghi comuni sono particolarmente presenti: nello spirito degli stranieri, ma innanzi tutto degli stessi Italiani. E, peggio ancora, dei Siciliani”.
Cavadi, oltre a essere uno studioso e un saggista di notevole valore, è docente di Storia e Filosofia negli Istituti superiori e gli è accaduto di notare, per esempio, quanti preconcetti accompagnano talvolta i gemellaggi dei suoi studenti con classi di alunni provenienti da aree del nord Italia o dall’estero. Non di rado si teme che la mafia e i mafiosi siano dei pericoli immediati e incombenti, come se ci si dovesse imbattere in loro agli angoli delle strade o nelle piazze. L’autore di questo libretto illustra la vera natura e la reale consistenza del fenomeno mafioso in Sicilia proprio rispondendo ai dubbi del turista che poco sa di questa piaga.
Cavadi sintetizza, con ironia, un ricorrente modo di “pensare”: “Siamo in Sicilia da alcuni giorni e non siamo stati implicati, finora, in una sparatoria tra bande rivali”. Spiega, quindi, che le manifestazioni di violenza esplicita non sono tipiche della mafia e che essa normalmente preferisce muoversi nell’ombra, senza essere troppo notata: “La mafia ricorre all’omicidio, ai massacri di animali, agli attentati contro le coltivazioni in modo premeditato, freddamente programmato: finché ciò è possibile, essa preferisce intimidire piuttosto che versare del sangue. Nella sua ottica, ferire, o peggio uccidere, costituiscono l’extrema ratio”.
Lo studioso sottolinea che le finalità principali della mafia sono acquisire potere e profitti e che essa vuole raggiungerli attraverso il più vasto consenso possibile in tutte le classi sociali, ricorrendo a una sorta di pedagogia sociale: “Essa trasmette, in realtà, di generazione in generazione, un “codice culturale”: un insieme di credenze, di obblighi, di interdizioni, di usi e di costumi che le conferiscono una sorta di legittimità morale. Il mafioso vuole essere temuto, ma più ancora riconosciuto, ammirato, rispettato”.
Il volumetto si sofferma anche sulle origini storiche del fenomeno mafioso, precisando che esse risalgono al tempo in cui la penisola italiana era suddivisa in tanti piccoli Stati prima di divenire Regno d’Italia. Il testo raccoglie, in appendice, una serie di indicazioni per approfondire lo studio di questa materia, indicando una bibliografia delle principali opere saggistiche dedicate all’argomento, un elenco di riviste, documentari, film e siti internet che si sono occupati o ancora si occupano di indagare i temi della mafia e dell’antimafia.
Tra le appendici del libro vi sono anche una scheda dedicata alla storia di Peppino Impastato, assassinato a Cinisi nel 1978 e un saggio di Umberto Santino, studioso tra i più noti e apprezzati del fenomeno mafioso, oltre che direttore del Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”, del quale il volume fornisce ampie notizie. Augusto Cavadi ha, tra l’altro, pubblicato: “Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa può fare ciascuno di noi qui e subito” (Bologna, Dehoniane, 1993); “Strappare una generazione alla mafia. Lineamenti di pedagogia alternativa” (Trapani, Di Girolamo Editore, 2005); “A scuola di antimafia” (Trapani, Di Girolamo Editore, 2006).
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