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Trapani e il vento del cambiamento

Di Rino Giacalone il . Dai territori, Sicilia

«Non ti scordar di me» prima che essere il «logo» delle celebrazioni del Comune di Erice dedicate al ricordo della strage del 2 aprile 1985, è il nome di un fiore, che deriva da una leggenda toccante, un giovane che per coglierlo dalla riva di un fiume ad una ragazza, venne trascinato via dall’ acqua e prima di scomparire le si rivolse chiedendole di non essere dimenticato. «Immagino che sia la stessa cosa che ci hanno chiesto di fare – dice il sindaco Giacomo Tranchida – Barbara, Salvatore e Giuseppe mentre venivano da qui strappati via». Lacerati, dilaniati dal tritolo mafioso.

A Pizzolungo, presenti alcune autorità, cittadini e tanti giovani, sono state dette poche parole per ricordarli, ma c’erano tantissime altre cose. C’ erano il calore del sole ed il colore tenue dei fiorellini di quelle piantine che sono state posate una ad una da tante mani davanti la stele che ricorda l’attentato al giudice Palermo e chi morì, c’è il vento, brezza di un mare placido e azzurro, che soffia delicato ma quanto basta a fare avvertire la sua presenza vitale, sfiora i visi per asciugare le lacrime che scorrono sul delicato volto di Margherita, figlia e sorella delle vittime della strage, carezza le guancie di Carlo Palermo che si guarda intorno e scopre come tanta gente a Trapani non ha dimenticato nè lui nè il suo lavoro di magistrato.

C’era il ricordo sommesso e carico di dolore di chi purtroppo non c’ è più, ma non c’erano l’abbandono, l’arrendersi dinanzi alla morte che era quello che i mafiosi volevano: «C’ è tanta vita» ha detto don Luigi Ciotti nell’ omelia nella messa privata che si celebra come accade da molti anni ogni 2 aprile. Le sue parole finiscono ogni volta col dare nuovo coraggio per andare avanti per un altro anno a chi con puntualità, appuntamento immancabile, si ritrova per il suffragio nella piccola chiesetta di Pizzolungo. Don Ciotti esorta, e nel ricordo del giudice Caponetto ha detto che bisogna cancellare l’indifferenza che ci circonda e ha spiegato che in questo c’ è da aiuto il vento che, ricorda, è una caratteristica di questa terra, vento che può abbattere i mulini che ognuno porta dentro, «ma non bisogna per questo spaventarsi, il vento .è vita, segna il divenire, fa cambiare le cose e noi facciamo parte di queste cose che cambiano».

È vero che le cose possono cambiare. Lo dice Carlo Palermo, per la prima volta a Trapani per l’anniversario del 2 aprile, sta affianco a Margherita Asta, i due non si dividono, dopo che per troppo tempo lo sono stati: «Una giornata importante – dice l’ex pm – che ha sgombrato i miei occhi dallo sgomento che per tanti anni è stata l’unica cosa che ho visto».
Ricordo e impegno che ieri sono stati rinnovati come una promessa solenne, nè come parata nè come ritualità, come qualcuno ha scritto in questi giorni senza riflettere molto, ma tutti quelli che ieri  a Pizzolungo hanno abbracciato Carlo Palermo e Margherita Asta, hanno testimoniato che «il ricordo è impegno». «Impegno di far nascere in questo luogo – ha detto il sindaco Tranchida – un parco della memoria perchè qui ci siano momenti di vita, da questo luogo la morte la dobbiamo cacciare lontano». Che sarebbe un altro dispetto per mafiosi, complici e inetti.

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