Non è un privilegio illuminare le vicende dei giornalisti minacciati
Rosaria Capacchione, e con lei Lirio Abbate, Nino Amadore, lo
scrittore Roberto Saviane e tanti altri giornalisti – molti
corrispondenti e collaboratori di provincia dei giornali non noti alla
grande cronaca nazionale – non sono lasciati soli. La luce sulla loro
vicenda di giornalisti minacciati, intimiditi, vittime di attentati ad
opera della criminalità organizzata, della mafia, della camorra, della
‘ndrangheta non si spegne. Non deve essere spenta. Il Sindacato dei
giornalisti da tempo ha scelto questa strada. Manifestazioni,
dibattiti, incontri, iniziative presso le autorità competenti per la
sicurezza pubblica sono costanti anche se, necessariamente, talvolta
svolte per linee interne.
C’è bisogno, però, di maggiore attenzione e anche di maggiore
consapevolezza pubblica degli inaccettabili attacchi della malavita
organizzata ai giornalisti. Non si può permettere a nessuno che
impunemente la stampa venga intimidita, che singoli giornalisti e le
loro famiglie siano presi di mira come bersaglio da mettere sotto
silenzio.
Troppo spesso c’è la tendenza, anche tra i giornalisti, a non
parlare troppo di questo, per il timore di dare anche solo l’idea di
volere una riserva di tutela in più per chi ha il “ privilegio” di fare
il giornalista.
Malavita e manovratori occulti dediti agli assalti criminali
contro l’informazione e i suoi operatori non potranno mai immaginare di
concludere le loro azioni con una stampa libera piegata o semplicemente
loro amica. Contro di loro l’informazione ha il dovere, anche solo
attraverso le notizie, di parlare e di essere schierata sulla frontiera
della legalità, della giustizia, della libertà. E’ questa la linea di
impegno solidale del Sindacato dei giornalisti italiani. Più silenzio
qualcuno pretende o pretenderà anche con le minacce meno lo otterrà.
Complessivamente il sistema dell’informazione italiano ha sempre
risposto così e ancora continuerà a farlo. Il Ministro dell’Interno
Giuliano Amato ha informato di aver ulteriormente sensibilizzato il
dipartimento della pubblica sicurezza per adeguati approfondimenti
sugli episodi di violenza e minaccia verificatisi e perché siano
adottate e rafforzate le misure di necessaria tutela.
I giornalisti come categoria non possono non continuare nella loro
azione di solidarietà concreta verso tutti i colleghi minacciati, anche
dando un senso sempre più chiaro ed evidente all’idea di scorta
mediatica lanciata da Articolo21 ai media. E’ un’idea che deve
manifestarsi nella rottura delle solitudini in cui spesso il
giornalista viene a trovarsi, perché di fronte ai pericoli della
criminalità organizzata, nessuno deve esser mai lasciato solo con
l’accortezza che ogni caso impone, perché nessun criminale possa anche
solo pensare di aver comunque raggiunto un suo scopo insano. La
denuncia, il sostegno ai colleghi, la lotta all’impunità sono i nostri
fari illuminanti.
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