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Arance libere

Di Renato Camarda il . Dai territori, Progetti e iniziative, Sicilia

“Queste sono arance speciali! Arance con vitamina L!” L come legalità. La battuta di Alberto Sozzi, direttore della Confesercenti di Catania, fa il giro dell’autobus, porta il sorriso sul volto dei ventenni e dei sessantenni. Perché domenica 16 marzo 2008, è una giornata speciale, si fa qualcosa mai tentato prima a Catania, si vanno a raccogliere le arance di un agricoltore che ha chiesto aiuto per liberarsi degli usurai che lo vogliono soffocare. Il cronista osserva. La mente gli va ai primi anni ’60, quando in tanti si partiva per raccogliere arance in un kibbutz israeliano, o agli anni ’70, quando si partiva per Cuba per la raccolta della canna da zucchero. O agli anni ’80, quando a migliaia si andava alla raccolta del caffè nel Nicaragua sandinista. Niente sdolcinature, per favore, eppure la parola magica è sempre quella, solidarietà. Solo che qui siamo in Sicilia, e la lotta di liberazione è contro la mafia.

 

Si scende dall’autobus, e subito si viene investiti da un odore acre: sono le migliaia di arance cadute per terra. Ci sono due tipi di arance ai lati di un sentiero: le moro e i tarocchi. Quelle per terra sono moro, avrebbero dovuto essere raccolte a febbraio. Ma i tarocchi sono ancora sull’ albero, e per questo siamo qua. Siamo più di trecento, venuti da Catania, ma anche da Messina e da Siracusa, da Ragusa. Ci sono i ragazzi di Addio Pizzo Catania, i volontari di Libera, di Mani Tese, del COPE, ci sono scout, studenti, madri con bambini. E naturalmente c’è l’ASAEE, l’associazione antiestorsione e antiusura etnea della Confesercenti di Catania, che ha organizzato tutto, che ha seguito il caso di Melo Pappalardo e della sua famiglia sin dall’ inizio. Siamo nelle campagne di Palagonia, e ad attenderci troviamo anche i carabinieri e i vigili urbani. Forniscono protezione, questa non è una scampagnata. Pappalardo non sa da che parte girarsi, ringrazia tutti, parla con tutti, stringe la mano a tutti. Non sorride molto, ma è contento. Il piano è quello di riempire sacchetti e venderli a un euro al chilo davanti al tribunale di Catania, davanti all’università, nelle scuole. E mentre i volontari si disperdono nel verde degli alberi, riusciamo a fargli qualche domanda. Riusciamo è la parola giusta, perché tra qualche minuto arriva la Rai Regione, la 7, il Corriere della Sera, La Sicilia.

“L’azienda è di sette ettari, l’ abbiamo comprata da 5 anni, in paese abbiamo anche un’officina di gommista. I problemi sono iniziati quando qualcuno ci ha ordinato una partita di gomme e poi non ce le ha pagate. Mi sono dovuto rivolgere agli usurai, ma più pagavo, più soldi volevano. Alla fine, volevano pure la proprietà e l’officina. Ce la siamo vista brutta, nella nostra famiglia non c’ era più pace, eravamo tutti contro tutti fra di noi!”

 

Ma chi erano gli usurai?

“Un clan di Palagonia: Di Bernardo, Marletta, Scaccianoce e Oliva. Nel 2005 mi sono deciso e li ho denunciati. I carabinieri li hanno arrestati nel febbraio del 2007 ma dopo neanche 20 giorni il tribunale del riesame li ha scarcerati. Quello è stato il momento più brutto. Il paese mi ha girato le spalle, non vengono più in officina neanche a cambiarsi le gomme. Ci sono finiti i soldi, ci hanno tagliato la luce. E il commerciante che ci comprava le arance non vuole più niente da noi”.

 

Un brutto momento.

“Eravamo a terra, ma la signora Guerini, dell’ ASAEE, ci ha dato coraggio. Grazie a loro abbiamo evitato il fallimento e stiamo combattendo per ricevere il fondo per le vittime dell’usura. Oggi questa iniziativa di solidarietà ci darà una boccata d’ossigeno E io dico a tutti quelli che soffrono per il racket, per l’usura, per l’estorsione: denunciate, denunciate, denunciate”.

 

Tempo scaduto, arrivano le telecamere. E con loro arriva anche il sindaco di Palagonia, Fausto Fagone, candidato UDC alla Regione, vicino a Totò Cuffaro. Molti volontari si innervosiscono. Anche perché Fagone è figlio di un ex sindaco di Palagonia, Salvatore Fausto Maria Fagone, indagato e arrestato nel 2005 per associazione mafiosa mentre era consigliere provinciale di Catania in quota Forza Italia.. La signora Guerini, battagliera come sempre, lo accoglie amabilmente, e gli chiede di poter aprire una sede dell’ASAEE nei locali del Comune, come avvenuto in altre municipalità. Certo, si potrà fare, risponde il sindaco, e acquista € 50,00 di arance. Ma il resto delle trattative viene rimandato a dopo le elezioni, non sia mai a qualcuno venisse in mente di farsi un po’ di pubblicità elettorale.

 

Il giorno dopo siamo con Gabriella Guerini nel suo ufficio a Catania. E’ molto soddisfatta la signora. L’ iniziativa è stata un successo, il prefetto si è complimentato, tutte le arance raccolte sono state vendute e bisogna raccoglierne altre, l’ idea delle arance contro la mafia si è sparsa in un baleno. Varie scuole di Catania, il Cutelli, lo Spedalieri, il Boggio Lera, il De Felice, il liceo Archimede di Acireale hanno comprato le arance, perfino una scuola elementare, la Pizzigoni, ne ha comprato per 600 euro. E’ la prima volta, ed è incredibile.

“L’idea delle arance, ci dice la signora, è nata nelle scuole. I ragazzi che vogliamo coinvolgere sono disponibili a fare, non vogliono né parole né manifestazioni. Vogliono cose concrete”.

 

E ora?

“Abbiamo cominciato per Pappalardo la pratica per l’ accesso alla legge antiracket, che prevede la sospensione dei termini, gli abbiamo evitato fallimento e pignoramento. Quello che è mancato per adesso, è un pagamento anticipato per il danno, che la legge prevede. A volte abbiamo un problema con una parte della magistratura. Ci sono ritardi inutili, qui è in gioco la vita delle persone”.

 

Qual è la vostra priorità principale, nel vostro lavoro?

“Noi vogliamo dare fiducia alla gente perché faccia le denunce, ma l’ostacolo più grosso qui a Catania è questa coltre d’indifferenza, la convinzione che nulla può cambiare, che tanto sono tutti mafiosi. Ma non è così. Io sono un imprenditore, mi hanno bruciato l’attività nel ’91. Ho cominciato subito a fare antiracket nelle associazioni che stavano nascendo.

 

Da quanto tempo esiste l’ASAEE?

Da poco più di due anni, ci siamo staccati da altre associazioni per fare un altro tipo di lavoro. Non ci bastano più l’appoggio e la denuncia. La nostra attività principale è la prevenzione, lavoriamo con le persone indebitate, prima che cadano nelle mani degli usurai. E per fare questo abbiamo creato uno staff di specialisti. Commercialisti, avvocati, psicologi che lavorano anche con noi, perché ascoltare tanti problemi crea difficoltà anche in noi a volte. Usiamo i fondi di prevenzione, ma non aiutiamo una persona se questi fondi servono solo per fare un debito in più. Invece,  la persona deve seguire insieme a noi un percorso per uscire da quella situazione.

 

Avete in mente altre iniziative?

Io penso che per la prossima iniziativa andiamo direttamente a Palagonia.  Dopo le elezioni vogliamo dare a Pappalardo un aiuto concreto. Chiederemo al Comune di dare l’esempio, di porre fine al boicottaggio contro l’officina di Pappalardo. Perché non fare riparare a lui le automobili del Municipio?

 

Isola Possibile  (www.isolapossibile.it)

 

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