Due arresti per l’omicidio Penna, ma è ancora lupara bianca
Affari e corna. In quale percentuale, però, abbiano armato l’ennesima lupara bianca del Vibonese per gli investigatori che ne hanno sciolto il rebus non è ancora chiaro. Di Michele Penna, trentenne assicuratore e segretario locale dell’Udc, dal 19 ottobre 2007 una foto nell’album dei desaparecidos della provincia, è infatti difficile dire se ad urtare gli uomini della cosca di Stefanaconi sia stato di più il rampantismo criminale o la relazione con la moglie di un esponente della ‘ndrina. Di certo un doppio fastidio che il clan Petrolo- Bartolotta ha deciso di risolvere con un colpo di spugna, senza lasciarsi dietro sangue, bossoli e, soprattutto un corpo da piangere, nel rispetto di un’ormai consolidata tradizione locale.
A pochi chilometri da Stefanaconi, in una casa di Filadelfia, è chiusa la disperante attesa di Anna Fruci, mamma del ventunenne Valentino Galati che di anni ne aveva 19 quando ne restò solo il sorriso sui giornali locali. E prima di Valentino, Santo Panzarella (Acconia di Curinga, 2002) la cui famiglia piange stringendo l’osso di una clavicola restituito dall’alveo di un torrente. E prima di Santo, Francesco Aloi (Pizzo, 1994) con una bara che accoglie solo una scarpa da tennis trovata in riva al mare. E a ritroso, per gli oltre 40 grani di un rosario che madri e padri hanno recitato in tutta la provincia negli ultimi venti anni, su una tomba immaginaria.
Non fa eccezioni la sepoltura di Michele Penna che i carabinieri stanno cercando a colpi di pala, sondando la terra di Stefanaconi (un sentiero di campagna ne ha restituito il cellulare) insanguinata da una lunga faida tra i Petrolo-Bartolotta e il clan Bonavota della vicina Sant’Onofrio. Nel rifiorire degli affari criminali, seguito alla pax tra le due cosche, l’intraprendente Michele Penna avrebbe cercato di ritagliarsi uno spazio autonomo, provando a schierare un proprio gruppo ma incappando nell’immediata, feroce reazione del clan di Stefanaconi che dell’uomo non avrebbe gradito neppure la spavalda gestione degli affari sentimentali: sposato e separato dalla figlia del boss Nicola Bartolotta, Penna si sarebbe legato alla moglie di un esponente del clan, aggravando la sua già barcollante posizione. E così ai primi di ottobre, in un casolare delle campagne di Sant’Onofrio, il 30enne non trova nessuno a perorare la sua causa nel corso del summit delle cosche del comprensorio, riunito per ridefinire gli assetti territoriali e concluso con la pronuncia della sua condanna a morte. Qualcosa di più solido di una congettura investigativa. Per l’omicidio e l’occultamento di cadavere del trentenne, infatti, sono finiti in cella nei giorni scorsi due soldati della cosca – Andrea Foti (29 anni) ed Emilio Antonio Bartolotta (31 anni) – che avrebbero risolto l’incombenza con un colpo di pistola alla testa dell’assicuratore, attirato in una trappola mortale il giorno stesso della scomparsa. Ora si cerca il corpo per chiudere il cerchio. Di corpi, per la verità, all’appello delle famiglie di Stefanaconi ne mancano due. Dal 16 dicembre 2007 si sono perse le tracce anche di Salvatore Foti, da poco a casa dopo dieci anni di galera per omicidio.
Forse un altro grano al rosario dei desaparecidos.
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