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Appalti, funziona il vostro modello

di Simone Innocenti il . Altre regioni, Dai territori

 Un esempio di lotta alla criminalità  viene dalla Toscana. A quanto riconosce il consigliere per la Direzione nazionale antimafia Corrado Lembo nel capitolo dedicato agli appalti pubblici. Annota il magistrato che, per contrastare il pericolo delle infiltrazioni, «la soluzione potrebbe essere ricercata in un intervento del legislatore nazionale, eventualmente correttivo della vigente disciplina dettata dal codice dei contratti pubblici, che introduca un divieto assoluto, ma limitato nel tempo, per ciascuna impresa concorrente alla gara, di partecipare, nel caso di esclusione da essa per qualsiasi causa, all’esecuzione dei lavori affidati all’impresa vincitrice.

Per il consigliere Lembo è  «auspicabile che, nella complessa e delicata materia dei pubblici appalti, il legislatore persegua, con costante fermezza, un orientamento di maggior rigore, trasparenza e chiarezza, più rispondente all’attuale espansione e diffusività  dei fenomeni d’infiltrazione mafiosa nel sistema dei pubblici appalti». Ed eccoci al punto: E’ «in tale direzione sembra essersi mosso, recentemente, il Consiglio regionale della Toscana che, nella legge regionale approvata lo scorso 27 giugno, ha frapposto un serio ostacolo alla formazione di cordate, sia pure costituite al solo scopo di una ripartizione nell’affidamento dei lavori previamente concordata tra impresa o imprese ufficialmente partecipanti alla gara ed imprese interessate unicamente ad eseguire in regime di subappalto (reale od occulto) i lavori medesimi».

Secondo il magistrato «la limitazione del ricorso al subappalto alle attività  che rivestono carattere di specializzazione e l’espresso divieto di subappalto nei confronti delle imprese che hanno presentato offerte in sede di gara, costituiscono i due punti qualificanti della suddetta legge regionale che concorrerà  senza dubbio a ridurre i rischi d’infiltrazione criminale nello specifico settore, contribuendo ad elevare il tasso di trasparenza delle procedure di gara».

Per il magistrato «anche la responsabilità solidale dell’impresa aggiudicataria dell’appalto con l’impresa subappaltatrice costituisce un rilevante aspetto di novità  introdotto dalla legge regionale, la quale ha sancito, altresì, l’esclusione dalle gare, per la durata di cinque anni, delle imprese che non abbiano osservato le norme statali e regionali in tema di versamento dei contributi previdenziali e sicurezza dei lavoratori».

Insomma, prendere la Toscana a modello. Scrive infatti Lembo: «L’adozione, da parte del legislatore nazionale, di un’analoga linea di rigore potrebbe, da un lato, fugare i dubbi di costituzionalità  di alcune tra le citate disposizioni di legge regionale (come quella sul divieto assoluto di subappalto per le imprese che abbiano partecipato, senza successo, alla gara: si tratterebbe, infatti, di un divieto in aperto contrasto con la vigente legislazione statuale), contribuendo, dall’altro, a rafforzare complessivamente le difese normative contro i rischi d’infiltrazione della criminalità  organizzata, mafiosa e non, nel settore dei pubblici appalti».

Fonte: Corriere Fiorentino

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