C’erano i Servizi segreti quel giorno in via D’Amelio?
C’è un vuoto di circa mezz’ora e un video che racconta molto ma non tutto. Le immagini televisive recuperate alcuni anni fa dagli inquirenti, restituiscono gli attimi concitati e caotici del dopo strage in via d’Amelio, quel 19 luglio
Qualche giorno fa gli avvocati di Giovanni Arcangioli hanno chiesto che venga fatta chiarezza sulle altre possibili presenze in via d’Amelio dopo l’esplosione. E’ un’ esplicita richiesta di indagare sul ruolo dei servizi segreti nell’attentato a Paolo Borsellino e alla sua scorta, che ne pensa?
Non posso dire molto, sarà
Giuseppe Ayala, a cui Arcangioli sostiene di aver dato la borsa che ha in mano nelle immagini televisive, ha dichiarato qualche sera fa in un’intervista al Tg3 di non ricordare esattamente come andarono i fatti quel giorno poiché emozioni troppo intense si sovrapposero al caos di quegli attimi. Lei che ricorda?
Arrivai sul luogo della strage dopo due ore poiché mi trovavo fuori Palermo. C’era caos, emozioni indescrivibili e anch’io non ricordo quasi nulla eccetto un particolare, che porto limpido nella memoria. Si tratta di un ufficiale dei carabinieri che mi bloccò, mi impedì, di andare a vedere il corpo di Paolo. Gli sono ancora oggi profondamente grato per averlo fatto.
L’agenda rossa di Borsellino è uno dei tanti oggetti spariti dopo stragi o delitti che in Italia sono rimasti irrisolti. Un copione che si ripete?
E’ certo che l’agenda rossa di Borsellino quel giorno fosse con lui, nella sua borsa. Secondo un vecchio schema reiterato sempre o quasi sempre dopo omicidi eccellenti scompaiono documenti, basti pensare alla vicende che ruotano intorno alla cassaforte del Prefetto Dalla Chiesa, agli appunti che sono stati in parte cancellati dai diari di Giovanni Falcone, alle videocassette scomparse del giornalista sociologo Mauro Rostagno; solo per citarne alcuni.
Uno schema che spesso termina con l’archiviazione, soprattutto in relazione ai mandanti esterni di queste stragi o ai possibili collegamenti con apparati deviati delle istituzioni. Perché?
Perché c’è una parte dell’Italia che vuole la verità ma ce n’è anche un’altra che la verità su questi fatti non la vuole. Ci sono persone che sono coinvolte e altre non direttamente coinvolte ma che avrebbero comunque difficoltà ad affrontarla. E dunque preferiscono non averla. Omissioni, pigrizie e mezze verità taciute sono la dimostrazione di una scarsa volontà a fare i conti con questo passato. Basti pensare alla richiesta inascoltata di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi del ’92 – ’93. Non c’è risposta nei fatti, manca una volontà politica, collettiva intendo, che non riguarda solo la politica ma l’intera classe dirigente.
Sempre nei giorni scorsi sono emersi nuovi particolari dal processo per la scomparsa del giornalista dell’Ora Mauro De Mauro. Cosa può dirci in merito?
Anche questa è una vicenda tormentata approdata ad un processo dopo 36 anni. Adesso il processo concentra l’attenzione di tutti ed è naturale che emergano nuovi elementi: addirittura testimoni che non sono mai stati ascoltati, documenti non analizzati con attenzione. Infine una testimonianza inquietante: un pm che riferì di aver appreso da Boris Giuliano di una richiesta, una sorta di indirizzo, arrivato dai servizi segreti nei confronti dei vertici della polizia palermitana nei primi anni ad “addormentare le indagini”, a rallentarle in maniera un po’, come dire…. burocratica. Si capisce come con questi presupposti, gli anni trascorsi che non aiutano i testimoni a ricordare ecc… tutto diventa più difficile. Ma noi non demordiamo, se riuscissimo a riportare a galla almeno mezze delle verità nascoste sarebbe già meglio che il niente attuale.
Trent’anni fa, come testimoniano i fatti raccontati da Ingroia, i servizi segreti deviati davano indicazioni mirate ad impedire l’accertamento dei fatti. Negli anni, laddove sono intervenuti, hanno saputo fare anche di peggio. In nessun processo di mafia è stato ancora accertato in Italia il coinvolgimento di persone o apparati dei servizi segreti. E in ognuno di questi l’archiviazione è stata l’unica risposta possibile.
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