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Riciclaggio, una norma disapplicata fa il gioco delle mafie

Di Alessio Magro il . Altre regioni, Dai territori

È come inseguire un’auto sportiva con un’utilitaria. Sempre indietro, a mangiare la polvere. Viaggia così la lotta al riciclaggio del denaro sporco. Un ritardo che fa il paio con la giustizia a rilento: sono solo cinque i processi in corso per l’utilizzo di capitali ripuliti, mentre le mafie globalizzate si muovono ormai alla velocità di un bit digitale.
 
LA LEGGE FANTASMA
Eppure, in garage c’è una fuoriserie pronta all’uso: norme decisive per bloccare l’economia criminale. Per una volta il legislatore ha saputo anticipare le nuove tendenze: già 15 anni fa, si predispose l’informatizzazione delle banche dati per il controllo della trasparenza sulle partecipazioni alle spa e sui trasferimenti di esercizi commerciali e terreni. Si tratta della legge 310 del 12 agosto ’93, meglio nota come legge Mancino. Una efficace normativa antiriciclaggio. Come è ovvio in Italia, c’è un però: quella legge è disapplicata. O meglio, è inutile.

La legge Mancino stabilisce l’obbligo di passare davanti al notaio per trasferire aziende, azioni e terreni. I comuni devono rendere conto delle licenze commerciali. Mentre negozi e piccole attività, in caso di sub ingresso, vanno annotate sul registro delle imprese. Il tutto da segnalare alle questure.
È proprio qui che il meccanismo si inceppa. Negli uffici di pubblica sicurezza l’informatizzazione non è realtà, tutti i dati restano accatastati in cantina. Anche le prefetture vanno a rilento, non in grado di vigilare. Ma perché?

Il primato della denuncia spetta a Giuseppe Lumia (Pd), più volte deciso nel segnalare l’anomalia. Appelli caduti nel vuoto. E non è cosa da poco: grazie agli omessi controlli sulla Piana di Gioia Tauro, ad esempio, si sono realizzate “vere e proprie manovre di politica economica ‘ndranghetista”. Grazie a passaggi di proprietà e prestanome, le aziende delle cosche riescono a intercettare appalti e finanziamenti, aggirando la legislazione antimafia.

I SOLITI SOSPETTI
Ma non è l’unica falla, se è vero che nel 2000 il senatore ds Michele Figurelli (commissione riciclaggio dell’Antimafia) rilevava una “troppo diffusa omissione di segnalazioni delle operazioni bancarie sospette”, con almeno 93 istituti di credito a quota zero. E in Calabria dal ’98 al 2004 si registrano solo 16 operazioni. Ma cosa succede se un istituto bancario omette una segnalazione e viene individuato? Praticamente nulla: Le segnalazioni di violazioni sono poche, le sanzioni penali di limitata applicazione mentre quelle pecuniarie di scarso potere deterrente, come ha sottolineato anche l’attuale governatore di Bankitalia Mario Draghi.

Le cose sono migliorate col tempo. Nel 2006 le segnalazioni di operazioni sospette sono cresciute oltre le 10mila, contro le poco più di 9mila dell’anno precedente. Nel 2007 è stata superato la soglia delle 12mila. Ma come precisa il sostituto procuratore nazionale antimafia Luigi De Ficchy le segnalazioni “arrivano ormai senza un filtro adeguato”, e soprattutto “senza l’informatizzazione i dati non sono utilizzabili”. Resta ancora l’anello debole rappresentato dai titoli al portatore e certificati di credito, capitali anonimi che girano liberamente. Anche il governatore Draghi ha evidenziato il rischio nella circolazione dei titoli e contanti. Un pericolo da smorzare spingendo sempre più sul denaro elettronico.

I CONTI NON TORNANO
Che dire dell’anagrafe dei conti correnti? Prevista per legge nel ’91, la normativa è poi adeguata nel 2004 e nel 2006. Quindici anni per fare partire il progetto, sedici per l’apertura da parte della Banca centrale di un ufficio apposito, il servizio analisi finanziaria (Saf), per studiare i depositi bancari. Il Saf agirà come soggetto indipendente, con particolari mansioni antimafia. Una novità venuta fuori con l’ultima riforma post Fazio.

Il nuovo corso in via Nazionale ha però causato non poche polemiche:  contestualmente, si è deciso di inglobare l’Uic, distribuendone le funzioni ad altri uffici. Secondo Bankitalia, la sezione antiriciclaggio (che è anche una filiale del coordinamento internazionale, la Financial intelligence unit) sarà potenziata. Per molti, però, la soppressione dell’Uic è una “punizione” successiva alla vicenda Parmalat. Una riforma che porta anche alla creazione del Comitato antiriciclaggio, istituito presso il ministero dell’Economia, e composto da esponenti tecnici di organismi finanziari e di polizia giudiziaria.

BANCA MAFIE SPA
Per il momento, sono gli affari cinesi, le off shore russe e l’impero ‘ndrangheta a impensierire. Come ha fatto notare  l’antimafia targata Forgione. Addirittura, nella relazione finale si paventa il rischio derivante da una sorta di rete bancaria parallela, favorita dalle poche segnalazioni sul riciclaggio. Un dato su tutti: un terzo dei 25mila centri di raccolta moneta, i cosiddetti “money transfert”, sono illegali. Nel 2005, in questo circuito (tre volte più grande di quello delle Poste) sono transitati 1,5 miliardi di euro contro i 750 del sistema bancario. È l’inchiesta Easy money a squarciare il velo sulle agenzie della coca: in quattro mesi, 1,5 milioni di euro sono stati trasferiti da Ancona alla Colombia. Un mezzo di pagamento veloce, comodo e, almeno per il momento, assolutamente sicuro.

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