Riciclaggio, ecco le cybermafie. Sul web 80 lavaggi in 24 ore
Il pc, il colletto bianco e una laurea da professionista. È l’identikit del nuovo picciotto delle cybermafie. Le organizzazioni criminali cavalcano l’onda delle nuove tecnologie, si finanziarizzano, muovono capitali enormi con un clic. Mentre lo Stato resta al palo, fermo ai faldoni polverosi nelle questure e nelle prefetture, incapace di rendere effettive le leggi (ottime) che pur ci sono.
Un semplice dato dà il quadro esatto della situazione: in 24 ore un esperto di informatica e finanza è in grado di riciclare una somma di denaro per 80 volte. Compravendite all’estero, azioni, titoli, immobili, cessioni per tornare al punto di partenza. Ottanta operazioni, con la certezza quasi assoluta dell’impunità: le tracce restano, ma è praticamente impossibile seguirle.
A meno che a farlo non sia una squadra motivata e ben formata. Ecco la vera novità: un master per esperti antiriciclaggio. La nuova offensiva al denaro sporco è partita da Napoli. Da dicembre e fino al prossimo ottobre la città partenopea ospiterà il primo corso italiano dedicato alla nuova figura professionale del “compliance auditor antiriciclaggio”, prevista dalle ultime direttive europee. In trenta saranno addestrati a individuare movimenti di capitale sospetto tramite l’applicazione delle leggi tributarie e valutarie. Trenta professionisti quindi presto in grado di lanciare l’allarme per far scattare subito i controlli della finanza.
Pier Luigi Vigna, procuratore generale onorario della Corte di Cassazione e già procuratore nazionale antimafia, è presidente del comitato tecnico-scientifico del master. Direttore è Ranieri Razzante, docente di Legislazione antiriciclaggio dell’Università di Macerata e membro della Commissione ministeriale per la redazione del Testo unico antiriciclaggio.
Razzante ha le idee chiare sul fenomeno: frutta alle mafie l’equivalente del 10% del Pil italiano (tre manovre finanziarie) ed è alla base del 90% della ricchezza mafiosa. “Basti dire – continua il docente – che il denaro sporco può subire sino a ottanta lavaggi in 24 ore. I clan fanno affari per lo più in attività immobiliari e aziendali, poi in borsa e sui mercati finanziari”. Senza scordare i conti esteri inondati dai soldi della droga, le imprese a partecipazione mafiosa e “purtroppo anche il finanziamento di attività politiche”.
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