Ma al primo marzo Locri non scende in piazza
“Chissà perché la gente di qui è rimasta a casa, hanno paura? Che dici?”. No, non hanno paura. Solo noia. Per i ragazzi del Trentino e dell’Emilia è dura digerire distinguo, spaccature e debolezze del fronte antimafia calabrese. Per loro la manifestazione del Goel a Locri è un’occasione lotta e di festa. In loco, la marcia del primo marzo divide più che unire. Tutti certi che dopo Bregantini bisogna andare avanti, tutti d’accordo sul sostegno alle coop della Locride, ma da lontano… Questione di sfumature.
C’è il Nord sensibile, il volontariato cattolico, lo spirito è quello giusto. Anche il tema è incisivo: no a ‘ndrine, massonerie (deviate) e voto di scambio. Ma a pesare sono le assenze. Pochi politici, pochi sindaci (una trentina di fasce tricolori, la metà calabresi e solo cinque o sei della Locride), soprattutto non si vedono i ragazzi, gli studenti delle scuole, i locresi onesti (a rappresentarli gli occhi verdi e trasparenti di Stefania Grasso). Gli organizzatori fanno il loro mestiere: siamo in 2mila. La polizia non si pone il problema. Una stima buonista dice un migliaio di persone al corteo, no comment sui presenti in piazza.
Il primo dato è questo: i numeri sono negativi. Vincenzo Linarello, leader del cartello di cooperative sociali, ha puntato molto sull’alleanza per la Locride, ha incassato adesioni ovunque, ha portato a casa il risultato con un’intesa larga e condivisa: oltre duemila associazioni insieme a sostegno del non profit della Locride, orfano del vescovo trasferito d’ufficio. La scelta di contarsi, di immaginare una grande manifestazione (addirittura c’è chi pensa a un appuntamento fisso), non ha pagato. Perché?
A Locri è già successo, le piazze restano vuote. Una ragione ci sarà. Forse le ombre, piccole e grandi, non svaniscono d’incanto. Forse le ambiguità vanno affrontate alla luce del sole, i giri di valzer delle poltrone e delle candidature vanno almeno motivati, nel bene e nel male. Altrimenti…
Eppure il dopo-Fortugno ci ha abituati ai ragazzi di Locri puliti e combattivi. Non resta molto di un fenomeno vitale, ma certamente dopato e alterato da tv spazzatura, politica sanguisuga e giornalismo superficiale quando non interessato. Del Forever, ala diessina del movimento, non c’è traccia. Resistono gli irriducibili di Ammazzatecitutti con il loro striscione politically correct (quello senza la margherita della Margherita, per intenderci). Sono in sette, sei di Polistena (con Aldo Pecora versione domenicale in testa), una dolce ragazza di Reggio. Punto.
E gli altri? Si interroga dal palco il sindaco Francesco Macrì (in odore di candidatura pdl), bacchetta i suoi cittadini e spera nell’edizione 2009. Le coscienze si risvegliano, ma solo per un attimo. A parlare è l’intramontabile Sisinio Zito, reduce dalle battaglie della primissima Repubblica. Chi vuole cambiare perde la bussola. Contraddizioni di una complessa (ma affatto misteriosa) Calabria.
Per fortuna, i coriacei trentini non s’accorgono. Sorridono a un Cordì in erba che scatta foto ricordo dal balcone di casa. E al bar, quello in piazza, gustano un buon caffè. I Cordì sono felici: incasso record per un sabato di marzo.
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