Le contromosse dello Stato
Nei primi anni 90, con la libera circolazione dei capitali, i controlli si fanno difficili. Si studiano le contromosse, la ratio da seguire è: tracciare tutto, informatizzare, incrociare i dati. Ecco che nel ’91 si pensa all’anagrafe dei conti bancari. Alla Banca d’Italia si affida il compito di vigilare sul sistema e agli istituti – con il giro di vite legislativo del ’97 – quello di segnalare le operazioni sospette. Ai prefetti, inoltre, va il coordinamento delle attività di controllo, con poteri ispettivi e accesso ai dati sensibili.
La lotta al riciclaggio si fa addirittura globale. Con il sigillo dell’Onu, nel dicembre 2000 a Palermo c’è la firma sulla convenzione per la parificazione delle legislazioni nazionali anticrimine. Tra i punti approvati, l’adozione del reato di associazione mafiosa, riciclaggio, corruzione e l’intralcio alla giustizia. E ancora norme comuni su sequestro dei beni ed estradizione. Con un po’ di ritardo, e non poche polemiche, l’Italia è riuscita a ratificare il trattato di Palermo, nel febbraio 2006. Una svolta.
Ma il futuro va ancora scritto. Mentre, con lo scioglimento anticipato delle Camere, slitta anche la redazione del testo unico antiriciclaggio, prevista per la metà del 2008.
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