Dalla Vallée alla Calabria, il sociale unito per le coop
Dalla Vallée alla Calabria, la galassia di sigle, enti e ragioni sociali che il 1 marzo si è dispiegata “contro la ‘ndrangheta e le massonerie deviate” ha marciato nel cuore di Locri, ma senza riuscire a raggiungerlo.
Ferma sulla soglia di casa, la città calabrese è rimasta per tutto il giorno distrattamente a guardare le fasce tricolori del Trentino Alto Adige, il giglio rosso del Comune di Firenze, gli striscioni lombardi, liguri, emiliani, l’invito a cambiare consumi dei palermitani di “Addiopizzo” che hanno battuto in corteo silenzioso il tragitto di protesta tracciato proprio dai passi dei ragazzi di Locri dopo l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno.
Stesso itinerario di quella stagione calda di rivolta, ma temperatura ben diversa per l’iniziativa organizzata dal consorzio di cooperative Goel che la “chiamata” a Campobasso del vescovo Giancarlo Maria Bregantini ha reso orfano, nei mesi scorsi, del suo fondatore e padre spirituale. Alla base dell’“Alleanza per la Locride e la Calabria” ratificata sul palco di piazza dei Martiri nel corso di un lungo pomeriggio di musica e parole, la lezione del presule trentino ha di certo confermato la sua capacità di gettare ponti, meglio, di farsi ponte tra terre, esperienze, buone prassi.
Ma il 1 marzo, ad ascoltarla sulla bocca degli organizzatori della manifestazione particolarmente attenta anche al tema del voto libero da condizionamenti (distribuito un fac-simile di scheda elettorale con il decalogo per una scelta “mafia-free”), i locresi non c’erano, come ha fatto notare dal palco, piuttosto rammaricato, lo stesso sindaco della città ospitante, Francesco Macrì.
E se il presidente del Goel Vincenzo Linarello ha comunque parlato di “giornata storica perché 650 enti e 2500 sottoscrittori hanno aderito e ci hanno sostenuto”, rispondendo ai più pessimisti che “la Calabria e la Locride ci sono”, il primo cittadino di Roccella Jonica e presidente dell’Assemblea dei sindaci della Locride, Sisinio Zito, ha tagliato corto lasciando ad altri la guerra dei numeri (erano in duemila, quattromila o seimila?): “Di certo c’è la ‘ndrangheta. E’ qui tra noi. E’ prodotta dalle viscere di questo paese. Ma, attenzione, oggi è questa regione a non essere libera, domani rischia di non essere libera l’intera nazione. In trincea, quindi, dobbiamo starci tutti insieme”.
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