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Il coraggio della verità

Di Norma Ferrara il . Altre regioni, Dai territori, Istituzioni

Sono uomini, donne, ragazzi /e che mettono in gioco se stessi, la loro vita e i loro affetti, per testimoniare la verità dei fatti. Sono voci indispensabili che rompono il muro del silenzio primo serbatoio cui attingono le mafie per sopravvivere, soprattutto nelle regioni del Sud Italia. “Non vi nascondo che è stato un lavoro difficile, anche sotto il profilo emotivo. Abbiamo ascoltato storie toccanti e vicende giudiziarie travagliate. Vite cambiate rapidamente, fra mille difficoltà e incertezze. E possiamo dirci soddisfatti del lavoro compiuto”. Con queste parole l’onorevole Angela Napoli il 27 febbraio, presso la sala di Palazzo S. Macuto a Roma, ha aperto la presentazione della relazione finale sui Testimoni di giustizia. Il documento, approvato in Commissione con un plenum di voti analizza il delicato iter di chi, non colluso con le organizzazioni mafiose, “spettatore” di fatti criminali accaduti, decide di testimoniare agevolando la Giustizia nell’accertamento dei fatti. Nonostante sia tutelata da una legge, la n°45 del 2007, la posizione del Testimone di giustizia è stata spesso sottovalutata, confusa con quella dei collaboratori di giustizia (in sintesi, i pentiti di mafia) e vissuta come un peso. Questa relazione, fra le altre cose, mette invece al centro un dato di fatto inconfutabile: il Testimone di giustizia è una risorsa per lo Stato, un bene prezioso da tutelare e sostenere.

La relazione fotografa la situazione attuale dei Testimoni di giustizia – sottolinea ancora Angela Napoli – “non a caso notevolmente diminuiti sino ad arrivare a soli 67 nel 2007”. Un calo che è dovuto ad una serie di mancanze soprattutto nel sistema di protezione e sostegno. Analizzando punti critici e buone intenzioni, la Commissione antimafia, oggi alla sua ultima uscita pubblica, ha fatto proposte strutturate e mirate nella speranza che possano essere recepite e trasformate in strumenti legislativi dal prossimo Governo. In particolare, oltre ad una ridefinizione del ruolo del Testimone di Giustizia il rapporto introduce alcune importanti novità: a partire dall’istituzione di una equipe di sostegno che si occuperà di seguire il Testimone e i suoi familiari in tutte le delicate fasi, dall’acquisizione dello status sino all’avvio e al mantenimento di una nuova vita: altra identità, altro luogo di residenza e spesso nuovo lavoro. Sino all’istituzione di una innovativa figura: il tutor, che sarà punto di riferimento costante e continuo per il testimone di giustizia.

L’aspetto dello status economico e quello della protezione risultano inoltre, come emerge in alcuni passaggi della relazione, i punti chiave sui quali investire maggiormente (con sgravi fiscali e sostegni adeguati, visionati da un comitato di garanzia e una continua assistenza legale). Il cosiddetto Nop (Nucleo operatori protezione ) inoltre dovrebbe essere composto da personale formato ad hoc per la tutela del Testimone di giustizia valutando le specificità, anche psicologiche, che lo differenziano dai Collaboratori. “Questo rapporto – sottolinea in chiusura Francesco Forgione – è l’ennesimo lavoro incisivo e efficace prodotto dalla Commissione antimafia in questo seppur breve periodo di lavoro. E’ un lungo elenco che va dall’approvazione del Codice Etico al pressing sull’equiparazione delle vittime delle mafie a quelle del terrorismo, dall’attenzione posta agli aspetti economico finanziari dietro i quali si nascondono gli affari delle mafie (vero motore rivoluzionario di questa Legislatura) sino alla nascita dello Sportello Scuola e Università, operativo già da alcuni mesi. E si legge a chiare lettere negli occhi dei singoli componenti della Commissione il rammarico di dover abbandonare proprio adesso. Soprattutto perché il Governo delle mafie, a differenza di quello della Repubblica, non sospende la sua attività, non si ferma. Anzi si rigenera continuamente.

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